Prima ha subìto un intervento per l’asportazione della colecisti. Poi, a seguito di una sospetta perforazione dell’intestino, è stata sottoposta a una seconda operazione. Ma le sue condizioni si sono notevolmente complicate in poche ore fino alla morte. Si chiamava Antonietta Cavallaro, 67 anni il prossimo aprile, la paziente deceduta due giorni fa nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Sorrento. I familiari vogliono che sia fatta chiarezza sulla tragedia ed hanno presentato una querela ai carabinieri della compagnia di Sorrento. La Procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo – una procedura d’ufficio in questi casi – disponendo l’esame autoptico che si terrà forse già la prossima settimana presso l’obitorio del cimitero di Castellammare di Stabia. La donna era originaria di Casola, piccolo comune dei Monti Lattari, e lascia il marito e quattro figli.
Gli interventi
La signora, a inizio gennaio, viene ricoverata all’ospedale De Luca e Rossano di Vico Equense per essere sottoposta a una colecistectomia. Dopo gli esami di rito, la donna va sotto i ferri il 10 gennaio. Ma non tutto fila liscio. La sessantaseienne accusa alcuni dolori, i medici effettuano anche una Tac e si decide di trasferire la paziente all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Sorrento. Le condizioni appaiono gravi, ci sono consultazioni con i medici e si decide di effettuare un intervento di riparazione intestinale. E’ il 12 gennaio scorso. La situazione però si aggrava e la donna perde la vita due giorni fa dopo l’operazione.
Le indagini
I familiari della paziente chiedono ai medici il motivo dell’aggravamento delle condizioni della signora. E invocano un’autopsia. A quel punto, per ottenere l’eventuale via libera all’esame, decidono di informare dell’accaduto i carabinieri. Firmano una querela e la Procura di Torre Annunziata ordina il sequestro della salma. Diretti dal capitano Marco La Rovere, i militari si presentano presso gli ospedali di Sorrento e Vico Equense per acquisire cartelle cliniche e documenti. Al momento, non risultano esserci medici o dipendenti delle due strutture sanitarie iscritti nel registro degli indagati. Le notifiche potrebbero esserci nei prossimi giorni. Si tratta di atti dovuti poiché è stato fissato l’esame autoptico. Un atto “irripetibile” e che a tutela degli stessi medici e operatori deve svolgersi alla presenza dei consulenti e dei legali non solo della parte offesa – in questo caso i familiari della signora – ma anche dei camici bianchi che potrebbero rispondere teoricamente di responsabilità per il decesso della paziente di Casola.