Il dossier choc: dal 2012 sono stati 988 in Italia i casi di suicidio per motivazioni economiche, mentre sale a 717 il numero dei tentati suicidi. A rilevarlo è l’Osservatorio “suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University che pubblica i dati di 7 anni di attività e indagine sociologica sul fenomeno. I dati saranno presentati dal direttore dell’Osservatorio, Nicola Ferrigni, oggi nell’ambito di un evento che darà ufficialmente avvio alla Task Force promossa dall’Osservatorio cui partecipano enti, organismi e associazioni impegnati sul territorio nella prevenzione e nel contrasto di quella che è diventata un’emergenza sociale. Nato nel 2012, l’Osservatorio sin dalla sua istituzione ha contribuito a mettere sotto i riflettori un tema spesso “dimenticato” ma che – come i dati confermano – appare drammaticamente diffuso e caratterizzato da significative ripercussioni sociali. Un progetto, quello dell’Osservatorio “suicidi per motivazioni economiche” che, come dichiara il direttore Ferrigni, docente di Sociologia generale e politica della Link Campus University, “nasceva sì dall’esigenza di definire le dimensioni di un fenomeno fortemente influenzato dall’allora crisi economica, ma anche dalla necessità di andare oltre la freddezza dei numeri individuando quei fattori economico-sociali che incidono su una scelta così drastica, come appunto quella di togliersi la vita”. Alla luce di tali considerazioni nel 2018 l’Osservatorio si è fatto promotore di una Task Force che riunisce i rappresentanti di enti e associazioni di diverse regioni italiane che a vario titolo in questi anni sono stati impegnati sul territorio in attività di sensibilizzazione, supporto e prevenzione. “L’esigenza di trovare delle risposte a quella che i nostri dati dicono essere un’urgenza nel nostro Paese che conta in sette anni quasi 1.000 vittime – continua Ferrigni – ci ha suggerito di promuovere un tavolo tecnico coinvolgendo attori istituzionali e della società civile che si occupano di questa emergenza sociale. L’obiettivo è quello di mettere a fattor comune le diverse esperienze e individuare insieme azioni, idee, proposte funzionali da un lato alla progettazione e promozione di politiche e interventi legislativi, dall’altro alla condivisione di percorsi formativi e di reinserimento familiare, sociale e professionale dei soggetti più esposti”. L’analisi complessiva dei dati relativi al periodo 2012-2018 conferma ancora una volta quanto tale emergenza abbia, nel corso degli anni, cambiato forma assumendo – se possibile – contorni ancora più tragici, in termini di una sua progressiva diffusione anche tra quelle fasce della popolazione inizialmente poco coinvolte. Se all’inizio del monitoraggio infatti a essere particolarmente colpita era la categoria degli imprenditori, oggi i dati mostrano come l’incidenza sia cresciuta soprattutto tra i disoccupati: dal 2012 a oggi rappresentano infatti il 41,8% gli imprenditori suicidi e il 40,1% quei disoccupati che, a causa della perdita del lavoro o dell’incapacità di reinserirsi nel mercato, hanno scelto di togliersi la vita. A questi si aggiunge quel 12% circa di coloro che un lavoro l’avevano ma, schiacciati dal peso dell’instabilità lavorativa ed economica, hanno visto nel gesto estremo l’unica via di uscita. Proprio l’incremento dei suicidi tra i disoccupati che, ricordiamo, nel 2012 erano pari al 31,5% a fronte del 55,1% registrato tra gli imprenditori, pone l’accento su un “problema occupazionale che – sostiene Ferrigni – rappresenta un’emergenza non più procrastinabile
CRONACA
29 gennaio 2019
Boom di suicidi, la crisi uccide. L’emergenza tra i disoccupati