Torre del Greco. A un anno dalla tragedia, la morte di Giuseppe Poetini – lo chef di 49 anni stroncato da un misterioso malore, dopo un calvario in tre differenti strutture sanitarie – resta avvolto in un fitto alone di mistero. Su cui il gip del tribunale di Napoli vuole fare piena luce: il magistrato ha respinto – attraverso un’articolata ordinanza – la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero titolare del fascicolo e ordinato un supplemento di indagini di tre mesi nonché una seconda consulenza tecnica d’ufficio.
I coni d’ombra
Diversi – secondo il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Antonella Sindona – i coni d’ombra dell’inchiesta. A partire dagli insoliti «tempi biblici» relativi al deposito dei risultati dell’autopsia, disposta il 13 novembre del 2011 a cinque giorni dalla morte all’ospedale Cardarelli di Napoli. Proprio alla struttura sanitaria in cui terminò tragicamente il calvario di Giuseppe Poetini, poi, si sarebbe verificata una seconda anomalia: la scheda del paziente sarebbe stata acquisita con 24 ore di ritardo rispetto ai sequestri effettuati dalla polizia giudiziaria all’indomani della denuncia presentata da Gina De Rosa, moglie della vittima. Infine, a completare un quadro ritenuto evidentemente lacunoso, la mancata identificazione dei medici dell’ospedale Cardarelli chiamati a «trattare» il caso di Giuseppe Poetini. Una serie di elementi capaci di convincere il gip del tribunale di Napoli non solo a respingere la richiesta di archiviazione del caso, ma a ordinare una proroga di indagini per provare a sciogliere tutti i nodi irrisolti.
Il calvario in tre ospedali
La storia costata la vita al marittimo-chef di via Cimaglia – noto semplicemente come Pino, sposato e padre di due figli di 17 anni e 14 anni – cominciò durante il ponte di Ognissanti del 2017, trascorso a casa insieme ai familiari. Una festa interrotta da una serie di tremende fitte allo stomaco capaci di convincere il quarantanovenne a raggiungere l’ospedale Agostino Maresca per effettuare gli accertamenti del caso: all’arrivo al pronto soccorso la speranza di una cattiva digestione viene spazzata via dall’espressione preoccupata dei camici bianchi al termine dei primi controlli. Fu l’inizio di un vero e proprio calvario per lo chef e i suoi cari: Giuseppe Poetini venne trasferito d’urgenza all’ospedale Ascalesi di Napoli. Arrivato a Forcella, il marittimo-chef venne sottoposto a una prima serie di cure e ricoverato in rianimazione. Restò sotto osservazione per tre giorni, finché i valori non tornarono nella norma. Poi l’improvvisa doccia gelata: i valori dell’emoglobina scesero nuovamente sotto la soglia critica, consigliando un urgente esame gastroscopico per provare a fare luce sulle ragioni dei ripetuti malori. La diagnosi dei medici – sospetta ulcera duodenale – consigliò il trasferimento all’ospedale Cardarelli, dove il marittimo-chef arrivò cosciente e – apparentemente – non in condizioni disperate, al punto da provvedere da solo alle pratiche burocratiche di accesso e registrazione. Il primo giorno tutto sembrò procedere senza complicazioni, ma la domenica le condizioni del marittimo-chef divennero critiche finché – durante la notte – il suo cuore non si fermò. All’alba del lunedì il caso venne denunciato alla procura di Napoli, pronta a ordinare l’apertura di un’inchiesta. Dodici e passa mesi di indagini fino a oggi insufficienti a fare piena luce su una tragedia costata la vita a un padre di due figli piccoli.