Torre del Greco. Il doppio appalto per le luminarie natalizie del 2015-2016 venne «pilotato» dall’ex assessore ai lavori pubblici Luigi Mele – oggi consigliere comunale d’opposizione sotto il simbolo di Forza Italia – grazie alla compiacenza dei titolari di alcune ditte del settore e dei funzionari incaricati di portare avanti la procedura per conto dell’ente di palazzo Baronale. è la conclusione a cui è arrivata il pubblico ministero Rosa Annunziata della procura di Torre Annunziata al termine delle certosine indagini sul doppio bando dei veleni all’ombra del Vesuvio: una conclusione capace di convincere la titolare del fascicolo a invocare il divieto di dimora in Campania per Luigi Mele e gli arresti domiciliari per Mario Pontillo, all’epoca responsabile del settore servizi tecnologici. Una richiesta ora destinata – all’indomani del «no» del gip del tribunale di Torre Annunziata – a finire al vaglio dell’ottava sezione della corte d’appello di Napoli.
La ricostruzione del pm
All’interno delle 245 pagine della richiesta di applicazione di misura cautelare, la titolare dell’inchiesta sul doppio appalto per le luminarie natalizie ricostruisce – attraverso le conversazioni telefoniche e ambientali intercettate durante le indagini – l’intero iter adottato dall’amministrazione comunale guidata da Ciro Borriello per «accendere» le feste a Torre del Greco, ipotizzando a carico di Luigi Mele i reati di turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Secondo gli investigatori, infatti, l’ex assessore ai lavori pubblici si sarebbe accordato con Antonio Criscuolo – titolare della ditta a cui venne successivamente aggiudicato l’appalto – prima dell’indizione e dell’espletamento della gara in ordine al tipo di fornitura e al valore delle luci per poi predisporre personalmente un elenco di ditte da invitare alla procedura negoziata, tra cui diverse aziende prive di reale interesse all’espletamento della prestazione. Stessa «tecnica» venne utilizzata – secondo gli investigatori – in occasione del secondo bando da 40.000 euro per l’installazione e lo smontaggio delle luminarie natalizie, aggiudicato – previo precedente accordo con Tobia Boccia e Luigi Cacace, entrambi indagati – alla Elettro Savio di Ciro Savio, ugualmente finito sulla «lista nera» del pubblico ministero. Otto in tutto le contestazioni avanzate dal magistrato del palazzo di giustizia di Torre Annunziata, dopo le sommarie informazioni testimoniali raccolte dalla polizia giudiziaria dai titolari delle ditte «indicate» da Luigi Mele.
La regia politica
In buona sostanza, già a partire da novembre, l’ex assessore ai lavori pubblici svolse una «personale» indagine di mercato per individuare la ditta a cui affidare l’appalto per le luminarie natalizie. Al termine della propria «ricognizione» il politico di Forza Italia avrebbe poi consegnato un elenco di nomi al responsabile del procedimento per provvedere ai regolari inviti: un percorso già sostanzialmente anomalo, ma aggravato – secondo il pubblico ministero – da ulteriori fattori. In particolare, all’indomani della preparazione delle offerte pre-gara, Luigi Mele non avrebbe mostrato interesse nell’attuare il lavoro se non nei soli confronti della ditta di Antonio Criscuolo. Non solo: la prima indicazione fornita dal politico di Forza Italia agli incaricati delle ditte era il noleggio delle luminarie e non l’acquisto e – a esclusione delle ditta aggiudicatrice – nessuna società aveva trasmesso la pre-offerta a Luigi Mele, proprio in considerazione dello scarso interesse alla successiva attuazione dei lavori. In buona sostanza, l’unica ditta pronta a consegnare l’offerta pre-gara a Luigi Mele è stata la ditta poi vincitrice peraltro «avvisata» dall’assessore ai lavori pubblici della necessità di «modellare» l’offerta ufficiosa a costo di eliminare strade da illuminare. «Solo grazie a tale indicazione – la certezza del pm Rosa Annunziata – la ditta di Antonio Criscuolo è riuscita poi a formulare un’offerta idonea all’aggiudicazione». Per cui ora, a distanza di quattro anni, Luigi Mele rischia il divieto di dimora in Campania.
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