E’ durato appena dieci minuti l’interrogatorio di garanzia nel carcere di San Gimignano a Siena, dove il boss Raffaele Afeltra detto ‘o borraccione si è consegnato venerdì scorso. Il boss di Pimonte ha scelto di parlare e ha raccontato la sua versione dei fatti, respingendo ogni accusa: «Non si è trattato affatto di un’estorsione ma semplicemente di una richiesta di un prestito che ero disposto a restituire». Non ne sono così convinti gli inquirenti che, dal canto loro, hanno recuperato una serie di indizi assolutamente contrastanti con le dichiarazioni fornite dal 61enne Raffaele Afeltra. Dichiarazioni che, va ricordato, arrivano al termine di una latitanza durata tre mesi e mezzo, e conclusasi con la consegna spontanea del boss al carcere toscano. Difeso dagli avvocati Francesco Attanasio e Iolanda Chierchia, Raffaele Afeltra è attualmente indagato nell’ambito dell’inchiesta Olimpo. Parliamo dell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che all’inizio del mese di dicembre ha svelato il patto di ferro tra i clan D’Alessandro, Cesarano, Di Martino e Afeltra.
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