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 Appalti al clan dei Casalesi, perquisita la sede Rfi. Tra gli indagati dirigenti e due imprenditori
CRONACA
3 aprile 2019
 Appalti al clan dei Casalesi, perquisita la sede Rfi. Tra gli indagati dirigenti e due imprenditori
Redazione

NAPOLI – Ditte riconducibili a imprenditori ritenuti molto vicini al boss Francesco Schiavone, ex capo della federazione mafiosa casalese, che si aggiudicavano numerosi appalti della Rete Ferroviaria Italiana corrompendo dirigenti ai quali, tra le altre cose, prometteva benefit, ‘ospitate’ in hotel di lusso e, soprattutto, avanzamenti di carriera. É quanto ipotizzano i pm antimafia di Napoli (Antonello Ardituro e Graziella Arlomede, coordinati dall’aggiunto Luigi Frunzio), che oggi hanno disposto una serie di perquisizioni dei carabinieri di Caserta tra Roma, Napoli e il Casertano, precisamente nella sede capitolina di Rfi e negli uffici degli indagati che, al momento, sono una decina. Rfi, in una nota, “ha garantito “piena collaborazione per lo svolgimento dei necessari accertamenti” e confermato “la propria fiducia nell’autorità giudiziaria”. “In base agli sviluppi delle indagini, Rfi – prosegue la nota -valuterà eventuali azioni a propria tutela”. Tra gli indagati i fratelli imprenditori Nicola e Vincenzo Schiavone, imparentati con il boss soprannominato “Sandokan”(detenuto al 41bis), il primo uscito indenne dal maxi processo Spartacus e l’altro invece condannato. Nicola – a cui sono riconducibili le ditte (quasi tutte intestate a prestanome) -risulta essere il padrino di battesimo del primogenito di Sandokan, Nicola, collaboratore di giustizia e, verosimilmente, colui che ha dato un importante impulso alle indagini. Tra i dipendenti di Rfi finiti nelle indagini figura Massimo Iorani, a capo del Dac (Direzione acquisti di Rfi), secondo gli inquirenti molto amico di Nicola Schiavone, che lo avrebbe ospitato in noti alberghi della Costiera e al quale avrebbe dato una grossa mano affinché facesse carriera. E su questo aspetto si stanno facendo approfondimenti finalizzati a capire come, un elemento esterno a Rfi avrebbe potuto fare e soprattutto mantenere simili promesse. Al vaglio anche la posizione di un altro dirigente Rfi, l’ingegnere Paolo Grassi, che, secondo i pm, si sarebbe occupato di alcuni appalti finiti nelle mani delle aziende riconducibili a Schiavone. Il terzo dipendente di Rfi è Giuseppe Russo, dirigente del Dipartimento Trasporti aNapoli. Le perquisizioni hanno riguardato i loro uffici e anche gli uffici di altri dipendenti di Rfi. Secondo quanto emerge dall’attività investigativa, non solo recente, Nicola Schiavone risulta essere un ‘colletto bianco’ che deve molto al boss e al quale avrebbe più volte manifestato la sua riconoscenza. Tra il gruppo di ditte “indagate” solo una risulta intestata a lui: si tratta di una società di consulenza, con sede in piazza deiMartiri a Napoli, anche questa sottoposta a perquisizione. Gli appalti che i pm Antimafia stanno passando al setaccio, e sui quali le ditte di Schiavone avrebbero messo le mani corrompendo i funzionari, sono stati indetti in diverse località d’Italia.Tra questi figurano anche quelli per i lavori alle stazioni di Contursi e Avezzano (L’Aquila). Ai dirigenti di Rfi vengono contestati i reati di corruzione e di turbativa d’asta, aggravati dall’avere agevolato una cosca mafiosa. Ai fratelli imprenditori si contesta anche l’associazione mafiosa.

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