Ritira le analisi del sangue, apre la busta e resta senza parole. Su quel pezzo di carta si avanza il “dubbio” che possa essere affetto da Hiv e il consiglio a eseguire «un test di conferma». Lo fa subito e il risultato è agghiacciante: «Positivo». Per l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia è malato di Aids. Ma dopo svariate visite mediche e nuove analisi, al Cotugno di Napoli, si scopre che non è affetto da Hiv e che i risultati degli esami ai quali si è sottoposto in precedenza sono sbagliati.
La vittima di questo incredibile errore di diagnosi è Gennaro Pesacane, 69 anni, ex macchinista dell’Eav oggi in pensione. «Ho vissuto quattro mesi da incubo, a un certo punto ho pensato addirittura di farla finita», dice a distanza di un anno da quel momento drammatico che ha sconvolto la sua famiglia. Gennaro – difeso dall’avvocato Gaetano Iovino – adesso ha citato in giudizio l’Asl Na 3 Sud e chiede un risarcimento: «Mi ha fatto male la freddezza che ho riscontrato nella mia vicenda – sostiene – Mi è stata consegnata una busta chiusa, nessuno si è preoccupato di avvisarmi di quello che avrei trovato scritto su quei risultati e magari anche di consigliarmi cosa fare».
Gennaro Pesacane ripercorre quegli attimi tremendi vissuti tra la fine del 2017 e la primavera del 2018: «Sono cardiopatico e ogni sei mesi faccio controlli di routine. Mi è capitato di farli sia in centri privati che all’ospedale – spiega – Il 17 dicembre 2017 ritiro i risultati delle analisi al San Leonardo e leggo che c’è il dubbio che possa essere affetto da Hiv. Mi consigliano di fare un test di conferma. Lo faccio subito, ma sono tranquillo perché non avverto alcun sintomo e penso che le analisi confermeranno la mia sensazione». Non va così: «Il 26 gennaio vado a ritirare i risultati degli esami e nessuno mi dice nulla. Appena uscito fuori, apro la busta e leggo che risulto positivo all’Hiv», racconta il sessantanovenne. Una mazzata che rischia di mandarlo al tappeto: «Quel foglio ha sconvolto la mia famiglia, ho rischiato persino di divorziare da mia moglie – dice Gennaro – L’Aids si trasmette in particolare attraverso rapporti sessuali e quando ti ritrovi a leggere una diagnosi del genere è normale che vengano dei dubbi». Anche a casa l’aria diventa pesante: «Ho due figli, i nipoti e durante quel periodo sono stato costretto a non stare troppo accanto a loro, a mettere da parte il mio cucchiaio, il bicchiere». Una situazione pesante a livello psicologico: «Perché cominci a fare tanti pensieri – ricorda Gennaro Cerchi di ricordare qualche episodio particolare, a sospettare di qualsiasi cosa. Ad esempio, qualche mese prima avevo fatto una trasfusione di sangue e cominciai temere che quella potesse essere la causa». Ad aiutarlo però c’è il suo medico di fiducia: «Mi ripeteva che non avevo alcun sintomo e mi consigliò di sottopormi in anonimato a nuove analisi, all’ospedale Cotugno di Napoli – racconta – I risultati di quegli esami hanno confermato che non ero affetto da Hiv e fatto finire il mio incubo ». Una storia che per tanti mesi, Gennaro Pesacane, ha tenuto dentro, parlandone solo con qualche amico più stretto: «Ora mi sono convinto che è giusto raccontarla, perché potrebbe capitare ad altre persone, che magari sono meno forti psicologicamente – dice Il mio appello è a non fermarsi al primo ostacolo, ad approfondire senza farsi abbattere. Sembra un tunnel senza via d’uscita, ma devi trovare la forza di andare avanti».