CASTELLAMMARE DI STABIA – «Chi mette in circolazione vongole potenzialmente dannose per la salute è un criminale. Stiamo lavorando per individuare queste persone e assicurarle alla giustizia». Ivan Savarese, comandante della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, è determinato. Da tempo la guardia costiera, attraverso il nucleo investigativo (li chiamano “ghostbuster”), sta lavorando per incastrare l’organizzazione criminale che fa affari con il commercio illegale dei datteri di mare «e c’è il sospetto che possa trattarsi delle stesse persone che trafficano con le vongole prelevate alla foce del Sarno», ammette Savarese.
Comandante, stiamo parlando di un reato gravissimo.
«Si tratta di un vero e proprio attentato alla salute pubblica, che mette a rischio le nostre famiglie, i nostri figli. Ma posso assicurare che la nostra attenzione è altissima».
Com’è possibile che vongole prelevate alla foce del Sarno finiscano sul mercato?
«Forse perché i titolari delle pescherie pensano a risparmiare o molto più probabilmente perché vengono costretti a prenderle, sotto minaccia. Ma è in corso un accurato lavoro investigativo, quindi non posso dire altro».
D’accordo, ma quando si parla di minacce è facile immaginare che dietro possa esserci la criminalità organizzata.
«Viviamo un territorio difficile e in linea generale l’esperienza mi spinge a dire che dove c’è possibilità di fare business illeciti, possono esserci aderenze con la criminalità organizzata. Tra l’altro, soprattutto quando parliamo dei datterai, le dinamiche sono molto simili».
A cosa si riferisce?
«Per i datterai siamo davanti a un’organizzazione di tipo verticistico, che prevede una linea di comando e persone che eseguono ordini. Il sistema utilizzato somiglia molto a quello di una piazza di spaccio. Ci sono le vedette, chi prende gli ordini e chi invece consegna la merce».
Di che giro d’affari stiamo parlando?
«Un business importante, pensi che nei periodi di maggiore richiesta i datteri possono costare anche 150 euro al chilo sul mercato nero e i pescatori di frodo possono arrivare a piazzarne anche 200 chili in una settimana».
Qual è l’identikit del datteraio?
«Non stiamo parlando più dell’improvvisato pescatore di frodo che esce di notte per prelevare qualche chilo di datteri. Le dinamiche delinquenziali si sono affinate, nel tempo c’è stata quasi una professionalizzazione dell’attività illecita e all’interno dell’organizzazione ognuno svolge un compito ben preciso».
Se fanno affari è anche perché c’è domanda.
«Soprattutto. Purtroppo resiste il fascino del proibito, ma anche chi compra i datteri si macchia di reati gravi che possono andare dalla ricettazione, se si tratta di un caso isolato, fino al disastro ambientale».
La vostra attività è mirata anche a sanzionare i consumatori?
«Assolutamente».
Quali sono i danni causati da questa attività illecita?
«Le recenti perizie dimostrano la desertificazione di una grossa parte di costa. In alcuni punti della area marina della penisola sorrentina, sembra di trovarsi davanti a un paesaggio lunare. Purtroppo sono danni irreversibili».
Le nuove leggi sugli ecoreati, introdotte nel 2015, offrono nuove opportunità nel contrasto a queste attività illecite?
«Sicuramente. Danno la possibilità di utilizzare varie ipotesi di reato».
E’ un lavoro che vi tiene particolarmente impegnati.
«Ma cerchiamo di rispondere a tutte le esigenze di servizio (sorride, ndr). Siamo impegnati anche su altre attività, come già dimostrato con l’operazione Shock Wave».
Anche nell’attività di diporto si riscontrano dei fenomeni illeciti.
«Sì, ci sono dei fenomeni irregolari che vanno contrastati. Ci sono unità da diporto dedicate al noleggio che invece svolgono attività di trasporto di passeggeri, soprattutto verso Capri. Questo determina chiaramente concorrenza sleale nei confrontonti delle compagnie che garantiscono i collegamenti di linea. In alcuni casi addirittura quest’attività fuorilegge da parte di chi noleggia imbarcazioni viene pubblicizzata negli hotel».
Quali reati si configurano?
«Si tratta di dinamiche che vanno affrontate in modo diverso, ma si può arrivare anche all’esercizio abusivo della professione. Le posso assicurare, tuttavia, che siamo vigili anche su questo tipo di fenomeno»
Tiziano Valle