Alla domanda (mai scontata, come la risposta) sulla motivazione che lo ha spinto a scrivere una biografia sul vivente Joao Gilberto, Francesco Bove – giornalista di Pompei con la passione per la bossanova – ha le idee chiarissime: “Si tratta di un personaggio senza precedenti, folle, schivo, paranoico e geniale. L’incarnazione dell’anti-personaggio per eccellenza, l’opposto della rassicurante iconografia che abbiamo di lui”. Un’incredibile storia d’artista è stato pubblicato a gennaio per Arcana. Pensi che Joao Gilberto abbia letto il tuo libro? “Non credo – sostiene Bove – perchè in sessant’anni di carriera Joao Gilberto ha querelato tutti i suoi biografi e i giornalisti che si sono occupati di lui, perdendo, fortunatamente tutte le cause. Ritiene che della sua figura debba rimanere solo l’opera musicale, una fissazione che non lo ha mai abbandonato, come non ha abbandonato me, ancora più stimolato a infrangere questo taboo”. L’immagine che ci arriva di Joao Gilberto, ancora oggi, è quella del cantante confidenziale, voz e violao, che ha fatto proselitismo in tutti i generi: “Si tratta di un artista maledetto ante-litteram, contraddittorio anche nella sua immagine pubblica sin da giovane, in cui appare spesso vestito come un ragioniere che in realtà passava il tempo a fumare marijuana e a scrivere canzoni. Ha ispirato i più grandi geni della musica come Nick Drake in Poor Boy o i Doors in Break On Through, dove la cavalcata ritmica iniziale sembra un chiaro copia e incolla di alcune sue canzoni. Kurt Cobain scelse la strada della versione acustica dei brani dei Nirvana folgorato proprio dal suo stile intimista”. Dal tuo profilo emerge un artista maudit ma perfezionista, tanto da coinvolgere la Universal in una lunga causa civile: “Questa volta però, a differenza di quelle contro i biografi, vinta. Ma il motivo è incredibile: il taglio di due secondi di sfumato finale in un brano e alcune imperfezioni impercettibili a orecchio umano nelle registrazioni. Era capace di trascorrere giornate intere in pigiama chiudendosi in bagno per sfruttare la sua acustica, perfetta per sentire sia la voce che lo strumento. Ma gli aneddoti sono tanti, come quando per paura di perdere la voce smise di parlare comunicando solo con la cornetta del telefono a cui dava dei colpetti; o quando fece testare 17 microfoni prima di trovarne uno giusto per il live al Montreaux Jazz Festival nel 1987”. Con Joao Gilberto inizia e finisce la storia della bossanova. Eppure si tratta di uno dei generi più moderni della storia: “In effetti si tratta di un fenomeno nato nei primi ’50 e definitivamente concluso nel ’62, quando tutti i padri fondatori si riunirono in un ultimo concerto a Ipanema, ‘O Incontro, decretando la fine di quella esperienza e aprendo lo spazio verso nuove soluzioni comunque influenzate dal primo germe della bossanova classica. Joao Gilberto però è tutt’altro che classico: le sue innovazioni riguardano la tecnica stessa della musica, la sua batida, quel modo assolutamente originale di pensare e interpretare la chitarra. Anche il canto ha elementi di innovazione, grazie alla scoperta dello yoga e le tecniche di respirazione per estendere oppure accorciare le frasi musicali senza perdere una battuta” La voce di Joao Gilberto è detta “baixinha”, che significa? “Anche questa definizione è incredibile: pur dotato di una voce potente tipica dei crooner della sua generazione, ha sempre cercato di andare in controtendenza: voglio cantare basso – baixinho, appunto – fino a ridurmi al silenzio, disse. Nell’ultimo ventennio le sue esibizioni live sono state quasi sussurrate, scatenando non poche proteste da parte degli spettatori”. I suoi live nascondono un’altra raffica di aneddoti leggendari: “In genere non si presentava ai live e ciò può apparire incredibile se associato al volume di business che avevano i suoi spettacoli. Eppure io stesso, per ben quattro volte, ho dovuto rimangiarmi il biglietto per l’improvviso annullamento del concerto. Un personaggio da amare, ma non vi nascondo che in quelle occasioni, mi ha fatto parecchio incazzare” Si incazzarono anche Eric Clapton e Pino Daniele… “E vorrei vedere. Fu invitato da Eric Clapton a un’edizione del suo Crossroad Festival di New York insieme a Pino Daniele, ma non si presentò sul palco, compromettendo l’evento”.
Rocco Traisci