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Robert Hunter, addio al guru dei Grateful Dead
M|MHZ
30 settembre 2019
Robert Hunter, addio al guru dei Grateful Dead
Rocco Traisci

Era considerato un membro del gruppo a tutti gli effetti, pur non avendo mai suonato dal vivo con la band. Il 23 settembre Robert Hunter, l’autore dei testi delle canzoni più famose dei Grateful Dead, la band rock nota per il suo legame con la cultura hippie, è morto all’età di 78 anni in un ospedale di San Rafael. Tra le altre canzoni aveva scritto le parole di “Dark Star”, “Ripple”, “Truckin’”, “China Cat Sunflower” e “Terrapin Station”, oltre a quelle di “Silvio” di Bob Dylan. La notizia della sua morte è stata resa nota dalla sua famiglia.«Fai che la mia ispirazione fluisca in linee che suggeriscono ritmo e che queste non mi abbandonino finché il mio racconto non sarà finito», scriveva Hunter in Terrapin Station. Jerry Garcia, cantante e chitarrista dei Grateful Dead però riuscì a usare solo una parte del testo molto più lungo scritto da Hunter, e il brano prese il nome Terrapin Station Part 1. Il resto dei versi, che Garcia intendeva usare nelle successive “parti”, non furono mai inseriti nei dischi della band. Hunter in seguito riprese Terrapin Station nel suo disco Jack O’Roses, sovrapponendo la parte di testo mancante alla parte strumentale originale.Nato ad Arroyo Grande in California, il poeta e compositore statunitense, appartenente alla cultura della beat generation e che poi confluirà nel fenomeno hippie esploso a Woodstock, era uno dei massimi esponenti del cosiddetto “bluegrass”, un sottogenere di musica tradizionale statunitense che deriva dal country rock degi anni ’60. In esso sono confluite tradizioni musicali irlandesi, scozzesi e inglesi. Particolarmente importante è stato l’apporto degli immigrati scozzesi e irlandesi che si trasferirono nei Monti Appalachi, prendendo spunto principalmente dal gospel e dalla cultura nera, specie quella dei bluesman degli anni venti. Come emerso dal libro di Paul Kingsbury (The Encyclopedia of Country Music: The Ultimate Guide to the Music del 2004) “nel bluegrass così come nel jazz, ogni strumento, a turno, prende il sopravvento sugli altri e improvvisa con variazioni sul tema, mentre gli altri lo accompagnano sullo sfondo. Ciò rappresenta una rivoluzione rispetto alla old-time music, in cui tutti gli strumenti suonano insieme la melodia o è un solo strumento a farsi accompagnare”. Il bluegrass tradizionale si basa sull’uso di vari strumenti a corda, principalmente la chitarra acustica, il banjo a cinque corde, il mandolino, il violino (fiddle) e il contrabbasso, con o senza la presenza del canto. Spesso, a questi strumenti si aggiunge la chitarra resofonica squareneck e, talvolta, l’armonica a bocca, la autoharp e in alcuni casi la batteria, nonché le versioni elettriche degli strumenti a corda consueti nel bluegrass. Il nome “bluegrass” nasce dal gruppo Bill Monroe & The Bluegrass Boys, che contribuì in modo determinante a dare un seguito a tutto il movimento legato al genere.La prima collaborazione tra Hunter e i Grateful Dead fu il celebre brano Dark Star. In seguito scrisse parte del testo di Alligator (da Anthem of the Sun), per diventare nel 1969 il paroliere ufficiale del gruppo. Hunter rimase in questo ruolo fino alla morte di Garcia (1995).Hunter ha anche realizzato numerosi album solisti. Alcuni sono veri e propri album musicali, spesso basati su cover dei Grateful Dead; altri (per esempio Flight of the Marie Helena e Duino Elegies) sono letture di opere con accompagnamento musicale.A influire molto nella sua opera di paroliere visionario fu la sperimentazione di sostanze stupefacenti e allucinogene, insieme allo scrittore Ken Kesey seguendo i dettami che provenivano dai guru della beat generation come Aldous Huxley e William Burroughs: gli effetti dell’LSD e della mescalina. Queste esperienze influirono molto sulla sua opera come artista. Insieme a Garcia e al resto dei Grateful Dead fu uno degli agitatori della cosiddetta Summer Of Love, gli eventi trascorsi durante l’estate del 1967 nella città di San Francisco e Haight-Ashbury tra il 1965 e il 1968, quando l’affluenza di migliaia di giovani in cerca di pace, amore e libertà fece della città californiana l’epicentro di una rivoluzione sociale e culturale degli Usa. Secondo quanto riportato nel saggio di Dennis McNally, “A Long Strange Trip: the Inside History of the Grateful Dead”,Garcia ed Hunter furono tra gli artisti di riferimento dell’acid rock o rock psichedelico. I Grateful Dead divennero celebri per l’unione di elementi di rock, folk, bluegrass, blues, country e jazz. I live show erano caratterizzati da interminabili e lisergiche jam sessione e improvvisazioni modali. Come emerge dalla biografia di McNally, dal ’74 in poi i Grateful Dead diventarono un sorta di “guru”; alcuni loro fan, chiamati deadhead, seguirono il gruppo in concerto per anni, vivendo di fatto come nomadi in onore della loro “devozione” verso “the Dead” Raggiunsero la fama verso la fine degli anni ’60, per poi arrivare all’apice del successo con album come Live/Dead, Workingman’s Dead e American Beauty. La rivista Rolling Stone li inserisce al cinquantasettesimo posto nella lista dei 100 grandi artisti.

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beat generation grateful dead rock
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