di Rocco Traisci
Pescatori in balia delle onde, pesci spada innamorati nel massacro della tonnara, cavalli diventati ciechi nel buio delle miniere, il mare, il cielo, la terra, l’amore piovoso e l’amore leggero, l’amore in una risata, in un pianto, in un bacio rubato. Domenico Modugno – come Giacomo Leopardi – ha creato soprattutto suggestioni in un Italia (quella della ricostruzione) che aveva bisogno di sognare, di aprire le braccia e urlare il proprio desiderio irrefrenabile di “volare”, proprio come chi vive dietro a un siepe che “il guardo esclude” e immagina l’Infinito. Un parallelismo azzardoso quello con Leopardi, che però mette in relazione due visioni fantastiche dell’arte e dello spirito: quelle di un cantante folk nato a Polignano a Mare e di un poeta “psichedelico” vissuto a Recanati, entrambi folgorati sulla stessa dorsale adriatica che viaggia verso est. Ironico, carismatico, versatile come pochi, Mr. Volare è stato il cantante italiano più conosciuto al mondo, grazie ai suoi 70 milioni di dischi venduti. Era il 6 agosto scorso quando il suo amato belpaese ne ha celebrato i venticinque della morte, avvenuta a Lampedusa nel rifugio scelto dopo i postumi di un ictus nel 1984. Aveva solo 66 anni. Nonostante il tempo e la memoria, “Nel blu dipinto di blu” – la sua “Volare” – resta ancora la canzone madre della musica leggera italiana, che ha seppellito i testi edulcorati e macchiettistici dell’epoca e dopo sessant’anni rappresenta ancora un esercizio di stile per i moderni autori pop. Un successo mondiale che dopo il trionfo di Sanremo nel ‘58 gli valse tre Grammy, i premi come disco, canzone e interprete dell’anno e riconoscimenti che il cantante pugliese bissò nel ‘59 con Piove, che quest’anno festeggia i 60 anni. Modugno continua a rappresentare un punto di riferimento e fonte d’ispirazione, se si pensa al gran numero di omaggi della versione francese di “Io mammeta e tu”, cantata da Karl Zero, e finita nella colonna sonora di “X Files”. Nell’ultima parte della sua vita si dedicò anche alla politica e nel 1987 fu eletto deputato per il Partito Radicale. Il 26 agosto 1993 tenne il suo ultimo concerto, una festa di riconciliazione con la sua Polignano a Mare, “tradita” (insieme al suo paese di adozione, San Pietro Vernotico) all’inizio della carriera quando si spacciò per siciliano. Peccato veniale che gli valse la fama e soprattutto l’immortalità delle canzoni.