Torre del Greco. L’obiettivo è provare a mantenere uniti i «superstiti» della débâcle elettorale del 2018, quando il Pd – all’epoca guidato dall’avvocato Massimo Meo – non fu neanche capace di presentare una lista a sostegno di Giovanni Palomba. Di qui, la scelta di mettere da parte la solita «guerra delle tessere» e puntare su un’unica lista e un candidato unitario alla segreteria cittadina: un nome individuato in Salvatore Romano, ex capogruppo dei dem in consiglio comunale all’epoca del secondo mandato da sindaco di Ciro Borriello.
Un nome a cui si è arrivati al termine delle «solite strategie» orchestrate dai vari capi-corrente: non a caso, inizialmente in pole position c’era l’avvocato Michele Polese – l’ex esponente di Alleanza Nazionale, diventato un fedelissimo del consigliere regionale Loredana Raia – prima del «sorpasso» di Lorenzo Porzio, l’ex vicesindaco di Gennaro Malinconico vicino al consigliere regionale Gianluca Daniele. Nomi spariti dal tavolo davanti ai soliti paletti posti da Luigi Mennella, il vicepresidente della Gori con il sogno ultradecennale della fascia tricolore: «Il segretario cittadino non si potrà candidare a sindaco», il veto capace di convincere gli aspiranti successori di Giovanni Palomba a fare un passo indietro e convergere sul funzionario dell’Inps.
A cui toccherà l’ingrato compito di provare a risollevare un colosso d’argilla rimasto per un anno e mezzo – complice l’ambigua posizione sull’operato dell’attuale amministrazione comunale – relegato ai margini della politica cittadina. Ingrato perché, contrariamente alle prime indicazioni arrivate dai capibastone locali del Pd, il direttivo – come collaudata abitudine – sarà extra-large.
Agli iniziali quindici nomi – un numero ritenuto sufficiente a rappresentare tutte le correnti – si dovranno, in primis, aggiungere i «componenti di diritto»: Antonio Cutolo – l’ex sindaco degli anni Novanta – e Pina Orpello, la storica compagna di cui non c’è traccia di candidatura negli ultimi 15 anni. Prevista poi un’ulteriore deroga per il direttivo cittadino. Insomma, il copione non cambia: unità sì, ma fino a un certo punto.
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