Torre del Greco. Nuovo anno, nuove tegole per l’amministrazione comunale targata Giovanni Palomba. Non bastassero i «guai» ereditati dal 2019 – a partire dalla crisi rifiuti, già finita al centro delle discussioni di inizio 2020 – ulteriori ombre si allungano su palazzo Baronale. Dove, a distanza di sei mesi dalla nomina decisa dalla giunta guidata dallo storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio, spunta una sibillina nota del segretario generale Pasquale Incarnato inviata al sindaco e ora destinata a sollevare polemiche politiche e non solo.
Il tris di professionisti
Per capire la vicenda, bisogna fare un passo indietro. Esattamente a metà maggio del 2019, quando Giovanni Palomba – alle prese con i primi malumori della sua litigiosa maggioranza, scossa dall’arresto di Stefano Abilitato e dal divieto di dimora in Campania imposto a Ciro Piccirillo – viene chiamato a nominare i tre componenti dell’organismo di controllo di gestione dell’ente di largo Plebiscito: incarichi di «sottogoverno» capaci di catalizzare le attenzioni degli alleati a caccia di visibilità e poltrone. Non a caso, al bando pubblico promosso dall’amministrazione comunale rispondono 8 professionisti legati al mondo della politica: a partire dall’ex consigliere comunale Mario Altiero – legato alla corrente Pd di riferimento del «sempreverde» Luigi Mennella, rappresentata in municipio da Gaetano Frulio e Luisa Liguoro – fino all’ex assessore Simone Onofrio Magliacano, poi finito in manette per l’inchiesta relativa allo scandalo del voto di scambio alle elezioni del 2018 concluse proprio con la vittoria di Giovanni Palomba. Attraverso un apposito provvedimento, l’esecutivo di palazzo Baronale nomina Mario Altiero – a cui viene attribuito il ruolo di presidente dell’organo di controllo di gestione – Salvatore Russo e Miele Rosa. All’interno della delibera di giunta viene richiamata – insieme al parere di regolarità tecnica e al parere di regolarità contabile – una nota del segretario generale relativa alla legittimità della procedura, mai allegata agli atti successivamente pubblicati all’albo pretorio del Comune.
I dubbi sui requisiti
Perché, in effetti, le parole messe nero su bianco da Pasquale Incarnato il 3 maggio 2019 lasciano diversi dubbi sulle scelte poi adottate dalla carovana del buongoverno: «Si sottolinea che, riguardo ai requisiti di cui alla lettera C e D del bando, non è possibile – la nota del segretario generale – esprimere valutazioni di merito atteso che, dalla documentazione presentata, non si ha modo di avere elementi utili, verificabili e accertabili riguardo il possesso dei suddetti requisiti». Ovvero, la comprovata «esperienza di almeno tre anni maturata, in posizione di autonomia e indipendenza, anche in aziende private nel campo del management, della pianificazione e del controllo» e i requisiti attinenti all’area della capacità. Il parere sostanzialmente negativo del segretario generale all’esame delle istanze di candidature non fermò Giovanni Palomba & company dall’assegnazione dei tre incarichi di «sottogoverno». Sono passati otto mesi, ma la questione sulla legittimità dell’organo di controllo di gestione – alla luce della nota «saltata fuori» dal Comune – potrebbe, a breve, tornare di stretta attualità.
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