Alfonso Celotto è un docente ordinario di Diritto Costituzionale, protagonista di una dura e difficile battaglia contro la riforma di Renzi, oggi in campo anche per modificare l’attuale legge sulla giustizia voluta dal ministro Bonafede.
Professore Celotto, questa riforma della prescrizione non piace a nessuno. Eppure su questo tema si rischia la crisi di governo. «Possiamo fare una chiarezza introduttiva che ritengo necessaria?»
Certo, professore, spieghi nel dettaglio quello che va chiarito.
«Anzitutto dobbiamo chiarire che la prescrizione è un istituto di civiltà giuridica perché è giusto che la potestà punitiva dello Stato abbia un tempo, un limite. Se ti sei rubato due mele nel 1990 non ti posso punire dopo 30 anni, perché la pena è rieducativa, perché serve un collegamento tra attualità del fatto e l’attualità della pena».
Anche se alla prescrizione si può derogare.
«Certo, ed è anche giusto e sacrosanto derogare solo per crimini gravissimi, perseguibili in ogni tempo. In tutti i reati comuni c’è una prescrizione che, di norma, è il doppio della pena edittale massima».
Ma allora perché non la convince questa riforma?
«Oggi in Italia si prescrivono 200mila processi l’anno ma di questi il 75% si prescrive in primo grado. Ora quando tu hai eliminato la prescrizione in appello non hai risolto il problema. Serviva dunque una riforma di buon senso, piuttosto che fare una riforma della prescrizione che è utile solo parzialmente».
Anche perché in secondo grado con questa riforma spuntano altri problemi?
«In secondo grado c’è il problema della disparità tra assolti e colpevoli. Per la presunzione di innocenza, io che sono stato assolto sto tranquillo, io condannato invece posso avere un processo che dura all’infinito».
Una follia giuridica.
«Vede, Enzo Tortora con questa riforma sarebbe morto condannato e non assolto. In questo paese hai una giustzia lenta e che non funziona. In Italia hai troppi processi penali. Perché da noi il reato non è solo per fatto di sangue, lesioni ma anche per una serie di abusi ambientali, edilizi dove è stato introdotto il reato come deterrente. Ma, nel caso di abusi edilizi, ad esempio a noi interessa che l’abuso vada giù e il colpevole paghi una multa, non che vada in galera. Questo fa accumulare processo penali inutili. Troppi reati banali che creano confusione».
Cosa bisogna fare?
«Sveltire i process, snellirli, eliminare quelli inutili e a quel punto avere un processo serio. Questa riforma è poco utile perchè non incide dove i processi durano troppo e crea disparità in secondo grado».