E’ un bilancio in chiaroscuro, almeno analizzando i dati, quello che viene portato avanti dalla direzione del Parco Archeologico di Pompei che, nella giornata di ieri, ha ufficializzato i numeri degli ingressi e dei visitatori dei suoi tesori più importanti. Un totale di 3 milioni e novecentomila persone, quelle che nel solo anno scorso, hanno varcato i cancelli di Pompei, di Villa di Poppea ad Oplonti, dell’Antiquarium di Boscoreale e delle ville di Stabiae. Ma il dato roboante che fa pensare ad un vero e proprio trionfo delle strategie manageriali del Direttore Massimo Osanna si scioglie quando, analizzandolo nello specifico si evidenzia come Pompei da sola rappresenti il 98% degli ingressi di tutti e quattro i siti archeologici di cui si compone il Parco. Se, dunque, il 2019 si chiude con un circa +200mila presenze passando dai 3.768.164 del 2018 ai 3.925.616 del 2019, queste vanno ascritte nella quasi totalità al ruolo da prima della classe che Pompei svolge rispetto agli altri tre siti: 3.805.094 le persone che ne hanno varcato i cancelli nel 2018. Una massiccia presenza di turisti, una marea che porta Pompei ad essere uno dei luoghi turistici più visitato al mondo, che giustifica sicuramente lo sforzo e l’impegno che la direzione del Parco, da quando è tornato a pieno regime Massimo Osanna, dedica alla stella più prestigiosa del suo firmamento. Ma, come ogni rovescio della medaglia, ciò significa anche che le strategie di valorizzazione che sembrano esistere solo per Pompei vengano di fatto negate quando si tratta dei siti minori. Rispetto al 2018, ad esempio, l’Antiquarium di Boscoreale chiude con 13.895 presenze a fronte delle 10.197 del 2018. Quasi tremila persone in più. E’ un dato positivo anche quello che viene registrato per le ville di Stabia: un sito archeologico dove, bisogna anche essere precisi, non vi è il pagamento del biglietto ed anche il sistema di raccolta delle presenza appare quanto meno artigianale. Eppure, secondo i dati in possesso del parco archeologico di Pompei, Villa Arianna e Villa San Marco, fanno registrare 52.033 accessi rispetto ai 51.033 del 2018. Senza considerare che, a causa del maltempo, che ha colpito le non organizzate strutture del sito archeologico di Varano, per diverse settimane queste ville sono rimaste chiuse ed inaccessibili ai turisti. La cenerentola della situazione è invece la Villa di Oplonti: Torre Annunziata, in un solo anno, dice addio a circa 3mila visitatori passando dai 57.540 del 2018 ai 54.594 del 2019. Una vera e propria catastrofe considerato che, invece, i comuni limitrofi vivono una sorta di seconda giovinezza grazie alle invasioni turistiche che affollano strutture ricettive, bad and breakfast e affittacamere. “Un trend che era già evidente mesi fa. A poco è servita la reintroduzione, nell’ultimo scorcio dello scorso anno, delle prime domeniche del mese gratis, non attivate nel 2018. Mentre gli altri siti vesuviani fanno registrare gli ennesimi record, mentre comincia a crescere sensibilmente il numero di presenze nello stesso sito di Villa Regina, Oplontis è in controtendenza” ha affermato Claudio Bergamasco, presidente della Paranza delle idee il quale, già a novembre, aveva messo in evidenza come il numero di visitatori, ad Oplonti, fosse in calo.“Non sono grandi scostamenti – ha continuato Bergamasco – ma è certamente un segnale preoccupante, che impone una riflessione su cosa si può fare per rilanciare il sito di via Sepolcri. Si guardi anche al caso di Villa Stabia a Castellammare, per la quale sono stati previsti importanti stanziamenti. Fermo restando che ci sarebbero tanti piccoli accorgimenti da adottare, come rendere la Villa di Poppea accessibile anche ai disabili”. Mirella Azzurro, presidente dell’Archeoclub assicura che “noi come Archeolcub ci rimboccheremo le maniche e cercheremo di fare ancor di più per attrarre visitatori agli scavi di Oplonti. Tuttavia ci auguriamo che, nel prossimo futuro, possa esserci una maggiore collaborazione tra il parco archeologico ed il comune di Torre”. In controtendenza il commento di Vincenzo Marasco: “Sotto il piano della conservazione del sito e della sicurezza, di quest’ultimo, un calo delle visite può essere anche un bene per un sito, come quello di Oplonti, che è delicato e dove delle affluenze massive possono rappresentare un pericolo. In ogni caso, per un anno, un calo, di visite, può essere anche un fatto fisiologico”.
CRONACA
9 gennaio 2020
Scavi: bene Pompei e Stabiae, Oplonti perde ancora turisti