Torre del Greco. Durante il consiglio comunale di fine 2019, replicando a una provocazione partita dai banchi della maggioranza, si auto-definì un «ciuccio di fatica». Un «lavoro» fino a oggi povero di soddisfazioni sotto il profilo dei risultati politici – ridotti praticamente a zero, a dispetto dell’inconsistenza dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giovanni Palomba – ma ricco di «riconoscimenti economici» in termini di gettoni e rimborsi pagati con i soldi pubblici del Comune. è Vincenzo Salerno, capogruppo del M5S a palazzo Baronale, il volto nuovo della casta di Torre del Greco: un grillino – altro che ciuccio, vista la velocità d’apprendimento del «sistema» utilizzato dai vecchi volponi del municipio – tutto d’oro, con buona pace delle crociate anti-privilegi portate artatamente avanti dai pentastellati. L’assicuratore alla prima esperienza in politica in un anno è costato la bellezza di 30.000 euro e spiccioli solo per la partecipazione alle sedute delle commissioni consiliari, in larga parte inutili e inconcludenti.
Il conto al Comune
Il salasso alle casse del municipio è arrivato a fine 2019, quando il «ciuccio di fatica» si è visto liquidare il conto presentato dalla ditta presso cui risulta assunto da diversi anni: la bellezza di 21.325 euro per le assenze sul posto di lavoro determinata proprio dalla partecipazione alle riunioni tenute a palazzo Baronale dal mese di agosto del 2018 al mese di giugno del 2019. In pratica, circa 2.000 euro al mese – comprensivi dei tempi di percorrenza dalla sede dell’agenzia assicurativa, a Portici, al municipio – usciti dalle casse dell’ente di largo Plebiscito e finiti in tasca alla zio di Vincenzo Salerno. Sì, perché il datore di lavoro del pentastellato del Comune è proprio Giovanni Maio. Ovvero il padre dell’attuale presidente del Forum dei giovani Mattia Maio e storico amico del sindaco Giovanni Palomba. Sia chiaro: nulla di irregolare e illegittimo, ma certamente non un cristallino esempio di guerra alla casta.
Il record-man dei gettoni
Al già corposo salasso legato ai rimborsi di famiglia, bisogna aggiungere gli «indennizzi mensili» legati ai gettoni di presenza. Contrariamente ai colleghi del M5S di palazzo Baronale – prima Luigi Sanguigno e ora Santa Borriello – il capogruppo dei pentastellati è sempre stato in cima all’elenco degli stacanovisti delle commissioni consiliari. E – a partire dall’inizio del 2019 – costa, come tutti gli onnipresenti delle commissioni consiliari, circa 950 euro lordi al mese alle casse dell’ente di largo Plebiscito. Insomma, in tutto, circa 30.000 euro.
Il colpaccio ballottaggio
E pensare che Vincenzo Salerno poteva essere tagliato fuori dal consiglio comunale, casomai Luigi Mele avesse superato Giovanni Palomba al ballottaggio. Non a caso, l’attuale sindaco – archiviato il primo turno – volle incontrare Giovanni Maio per «indirizzare» il nipote sulla strada giusta. Proprio come succedeva ai tempi della prima Repubblica.
©riproduzione riservata