Torre del Greco. Scacco matto in due mosse. Anzi, in due sedute del consiglio comunale. Salvo ulteriori colpi di scena. Il giallo dell’incompatibilità di Antonio Spierto – il vice-capo dell’assise a rischio decadenza, dopo avere trascinato l’ente di palazzo Baronale in giudizio per questioni contributive – sarà risolto entro il mese di febbraio, il tempo necessario agli esponenti di maggioranza e opposizione per sviscerare tutti gli aspetti di una vicenda capace di scatenare dubbi e imbarazzi a palazzo Baronale.
Il primo round in aula
A rompere gli indugi – al termine di un tira & molla lungo due mesi, innescato da una diffida presentata da Gabriele Capuani, primo dei non-eletti di Forza Italia e «candidato» a prendere eventualmente il posto oggi occupato da Antonio Spierto – sono stati otto consiglieri comunali, pronti a chiedere la convocazione dell’assise per affrontare l’argomento. Un’accelerata decisa all’indomani del secondo «invito» dell’ex esponente della maggioranza di Ciro Borriello, arrivato a «minacciare» una denuncia per omissione in atti d’ufficio a tutti gli attuali inquilini di palazzo Baronale: denuncia ritenuta «fondata» dal segretario generale Pasquale Incarnato, abile a schivare – durante le due riunioni della commissione affari generali convocate dal presidente Gaetano Frulio – tutte le domande dei politici e a rinviare il caso all’esclusiva attenzione e responsabilità del consiglio comunale. Così, entro dieci giorni, dovrebbe essere convocata la seduta dell’assise per portare i consiglieri comunali «ufficialmente» a conoscenza della presunta incompatibilità. Successivamente, Antonio Spierto – assistito dall’avvocato Filippo Borriello – avrà dieci giorni di tempo per presentare la proprie controdeduzioni, poi toccherà all’aula votare la decadenza.
Il ricorso-boomerang
La questione affonda le proprie radici a settembre, quando Antonio Spierto – vent’anni da amministratore pubblico alle spalle – viene a conoscenza del mancato versamento dei contributi previdenziali per i vari periodi in cui ha ricoperto il ruolo di consigliere comunale e assessore. Facendo due conteggi, scopre un buco-record e decide di avviare le procedure per trascinare l’ente di palazzo Baronale davanti al tribunale del lavoro. Davanti al ricorso presentato dal capitano di lungo corso – la cifra della contesa si aggira intorno ai duecentomila euro – il Comune decide di resistere, aprendo formalmente il contenzioso. Ovvero, il classico caso di incompatibilità previsto dal testo unico per gli enti locali: «Chi ha una lite pendente – recita l’articolo del Tuel – in quanto parte di un procedimento civile o amministrativo con il Comune, non può ricoprire la carica di consigliere comunale». La notizia si diffonde in poche settimane tra i corridoi del municipio e arriva all’orecchio di Gabriele Capuani, il principale «interessato» alla vicenda. Pronto a scrivere ai consiglieri comunali e al prefetto di Napoli per contestare la sopraggiunta incompatibilità di Antonio Spierto con la carica politica. Un pasticcio rimasto lettera morta per due mesi, fino alla diffida-bis capace di innescare la convocazione ad hoc del consiglio comunale.
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