Solo nello scorso anno l’arbitro per le controversie finanziarie (Acf), messo in campo dalla Consob per i risparmiatori traditi dalle loro banche, ha ricevuto 1.678 ricorsi, numero che sale a 5.341 al 31 dicembre scorso a conclusione del primo triennio di attività. A oggi i ricorsi presentati sono in tutto 5.800 e sfiorano i 4.000 i procedimenti nel complesso conclusi.
Si tratta di dati doppi rispetto a quelli preventivati – come sottolinea nella sua relazione il presidente dell’Acf, Gianpaolo E. Barbuzzi – fortemente influenzati all’inizio dalle vicende che hanno interessato Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, i cui azionisti si sono fatti promotori di oltre il 40% dei ricorsi pervenuti durante il 2017.
Se si guarda ai primi tre anni di vita dell’Arbitro, hanno concorso in misura apprezzabile anche i ricorsi presentati da azionisti e obbligazionisti di tre delle quattro banche poste in risoluzione nel novembre 2015 e più di recente da casi come la Bari da risparmiatori detentori di titoli emessi da talune banche popolari, caratterizzati da situazioni di diffusa illiquidità.
La ripartizione, per regione di residenza, dei risparmiatori che si sono rivolti finora all’organismo della Consob riflette gli eventi di mercato evocati, con una concentrazione maggiore di ricorrenti nel Nord Italia nel 2017, un sostanziale riequilibrio tra le tre macro-aree del Paese nel 2018 e una decisa prevalenza di ricorrenti residenti nelle regioni del Sud nel 2019.
Complessivamente, nel triennio, sono state avanzate richieste di ristoro che hanno sfiorato i 300 milioni. Nel corso del 2019 il collegio Acf ha accolto in oltre il 55% dei casi, in tutto o in parte, i ricorsi presentati. Si tratta di una percentuale inferiore rispetto ai due anni precedenti (61,6%di accoglimento nel 2017; 77,3% nel 2018; media del 67% nel triennio 2017/2019).