Don Salvatore Abagnale non si ferma da diversi giorni.
Il parroco della chiesa dello Spirito Santo a Castellammare, nel cuore del centro antico, è preoccupato.
«Purtroppo la nostra realtà di periferia, anche se a qualcuno dà fastidio questo termine, già sta vivendo una tragedia enorme. In questo rione, come credo nella maggior parte delle realtà popolari, ci sono famiglie che tirano avanti facendo lavori saltuari. Ora stanno vivendo difficoltà enormi, senza parlare di chi, ad esempio, vive in casa con persone agli arresti domiciliari: come possono andare avanti?»
Don Salvatore la sensazione è che in giro vi sia rabbia oltre che fame. Questo non è un buon segnale.
«Guardi ho fatto un esempio parlando con il Vescovo ieri. Nelle nostre città viviamo come al Sud quando venne fuori che l’epidemia stava diffonendosi al Nord. Pensavamo di essere immuni. Oggi, magari nelle famiglie monoreddito c’è chi pensa che il problema sia solo dei quartieri popolari. Io credo invece che, a breve, tutta la città, tutte le città rischiano di vivere una povbertà enorme. Siamo davanti al pericolo di trovarci in un’emergenza sociale pericolosa. Rischiamo una rivoluzione, una rivolta. Quando non hai nulla e non hai il piatto a tavola per i tuoi figli si crea rabbia e frustrazione. Chi non la gestisce può trovarsi a fare i conti con la guerra civile».
Secondo lei si sta facendo tutto il possibile per queste famiglie?
«Assolutamente no. Non basta il bonus spesa, soprattutto perché credo che ognuno stia agendo da solo e senza collaborazione. Tutti stanno cercando di intervenire senza coordinarsi. Così lo Stato fa la sua parte, il Comune idem, la Chiesa anche. Ma manca il collante che è fondamentale in questo tempo, sia per fare in fretta e non permettere che qualche famiglia possa commettere errori».
C’è in questi giorni una storia che l’ha particolarmente colpita?
«Guardi l’altro giorno ho fatto visita ad una famiglia: lei fa la sarta e il doposcuola ai bimbi, lui l’imbianchino. Sono persone perbene che hanno sempre lavorato. Ora, però stanno esaurendo tutte le riserve. E la loro dignità non gli fa chiedere aiuto. Dobbiamo fronteggiare anche queste situazioni, persone speciali che facevano anche buone azioni e che oggi, purtroppo, non ci riescono».