Boscotrecase. Un lungo applauso come simbolo di ritorno alla vita. Poi due figli che riabbracciano un papà, nemmeno troppo anziano e ancora stretto in un pigiama blu a righe orizzontali, dopo 11 strazianti giorni di agonia. L’immagine, forse, passerà alla storia. Le parole, invece, già toccano il cuore. «Abbiamo avuto tanta paura. La paura di non rivederlo mai più. La paura che nostro padre morisse di Coronavirus».
Ma papà Giuseppe, 67 anni da Torre del Greco, alla fine ce l’ha fatta. Ha sconfitto la “bestia”, è guarito da quel virus che sembrava letale. E finalmente ieri, le lancette ferme sulle 15:33 spaccate, papà Giuseppe ha lasciato il Covid hospital di Boscotrecase. Salutando commosso i suoi ragazzi, che lo aspettavano fuori. Mascherine sulla bocca e lacrime di gioia agli occhi. Giuseppe è stato il primo – tra i 9 pazienti «negativi al doppio tampone e clinicamente guariti», ha detto il direttore sanitario della Asl Napoli 3 Sud Gaetano D’Onofrio – dimessi ieri dal “lazzaretto” di Via Lenze.
«Grazie, grazie a tutti. Specialmente ai medici. Mi hanno curato con un amore straordinario», ha detto il papà prima di infilarsi in macchina, una Lancia Musa grigia, in compagnia dei suoi ragazzi. La cartella clinica è chiara: «Polmonite interstiziale lobo medio-superiore di destra secondaria a infezione da Covid-19».
Ma è ormai un ricordo. Così come per Santolo, 37 anni da San Giuseppe, Francesco, 55enne di San Sebastiano al Vesuvio, poi Domenico, che ha 29 anni, anche lui viene da Torre del Greco. E’ il più giovane del gruppo e dice: «Sì, ho avuto paura di morire. Soprattutto all’inizio si soffre molto. Ma grazie allo staff dei medici di Bosco, guidati dal dottore Pietro De Cicco, è andato tutto bene». «Anche io ho avuto paura della morte – ricorda invece Santolo, l’altro ragazzo tra i 9 primi pazienti dimessi dal Covid center – e una febbre che non mi ha mai lasciato per dieci giorni. Poi dolori lancinanti alle gambe. Sembrava che non ce la facessi più ad alzarmi dal letto. Ho temuto il peggio».
Racconti di vita e di speranza dall’ospedale degli infetti. Dove oggi i medici firmeranno per le dimissioni di altri due pazienti che hanno sconfitto il Coronavirus. Pure loro, come i primi 9, hanno trascorso fino a 14 giorni di ricovero in terapia sub intensiva.
E adesso torneranno a casa. «Contro il virus non c’è una cura precisa», il commento del direttore generale della Asl Napoli 3 Sud, Gennaro Sosto «abbiamo utilizzato i farmaci anti-virali attualmente in fase di sperimentazione come il Plaquenil». Non dunque il “Tocilizumab”. Ovvero il famoso farmaco contro l’artrite il cui protocollo di sperimentazione è stato messo a punto, a Napoli, dall’oncologo dell’ Istituto Pascale Paolo Ascierto. «Il Tocilizumab da una settimana è riservato ai pazienti in rianimazione. Lo somministriamo per tre volte in sottocute», spiega il direttore sanitario del Covid hospital di Boscotrecase, Gaetano D’Onofrio. «Ha dato i suoi frutti – prosegue – perché un paziente trattato qui con questo farmaco sarà estubato oggi. Ma altre persone, da noi curate con il Tocilizumab, sono anche morte.
La sperimentazione sta fornendo una variabilità di risposte che ora dovranno essere indagate dalla scienza». «Abbiamo allestito un centro Covid in mezza giornata», sottolinea il coordinatore dell’emergenza Virus della Asl Na 3 Sud, Savio Marziani «le prime nove dimissioni erano la risposta che stavamo cercando». Restano 34 i pazienti ricoverati nell’ospedale di Boscotrecase, di cui 7 in rianimazione. Il bilancio dei decessi è comunque allarmante: 13 morti in 16 giorni.
La direzione sanitaria sta nel frattempo accelerando per ampliare i 44 posti letto ad oggi disponibili. Ieri la So.Re.Sa . S.p.A., la Società Regionale per la Sanità, ha aggiudicato una gara d’appalto da 3 milioni di euro per dotare il Covid hospital di ulteriori posti letto. «Entro il prossimo 25 aprile – la promessa del direttore sanitario Gaetano D’Onofrio – l’ospedale di Boscotrecase avrà 12 nuovi posti letto per la terapia intensiva»