Ercolano. Avrebbe potuto scegliere di scappare via da una terra martoriata dal Coronavirus per tornare a casa dei suoi cari, a Ercolano. Dove avrebbe potuto trascorrere una quarantena senza affanni tra l’affetto della sua famiglia e la tranquillità della sua routine. Ma Elisabetta Iardino – 32 anni, figlia dell’assessore alle politiche sociali Carmela Saulino – non ha avuto dubbi: «Resto qui alla clinica San Carlo», la risposta ai sanitari del presidio ospedaliero di Milano. A combattere, in corsia, il «mostro» arrivato dalla Cina e capace di seminare terrore e morte in tutto il Nord Italia. Una scelta di responsabilità e coscienza, capace di trasformare la giovane dottoressa in un simbolo del «cuore di Ercolano».
Da poco specializzata – esattamente come la madre – in cardiologia all’università di Siena, con specifiche mansioni, Elisabetta all’indomani del giuramento d’Ippocrate avvenuto appena nel 2019 è stata immediatamente chiamata in trincea. Ovvero dispiegata al reparto Covid della clinica San Carlo. Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, Elisabetta non si è mai fermata e non ha mai dato segni di cedimento a dispetto della stanchezza per gli infiniti turni di notte e per la comprensibile paura del contagio. Oggi, in un’area stremata e al collasso sanitario, non si arrende. E continua a lottare per salvare le vite umane messe in pericolo dal Covid-19: «Sono distrutta, stanotte non ci siamo fermati un istante – il messaggio arrivato all’alba sullo smartphone della mamma, unico «ponte di collegamento» con la realtà esterna ai reparti in cui sono ricoverati decine di pazienti -. La situazione fa paura. Perfino le situazioni apparentemente meno critiche destano costante preoccupazione, perché in poche ore lo scenario cambia: crolla la saturazione e gli ammalati rischiano di morire tra le tue braccia. Ora cerco di riposare, domani si ricomincia presto».
Come tutti i giorni, da circa un mese. Perché in Lombardia la guerra senza frontiere al Coronavirus è iniziata già a inizio marzo. E il bilancio, a oggi, resta drammatico nelle regione-focolaio del virus. Un mostro davanti a cui la trentaduenne di Ercolano non è indietreggiata di un passo: «Tranquilla mamma, lo sai: sono una guerriera» le parole messe nero su bianco in un messaggio WhatsApp chiuso con una faccina sorridente. Il sorriso portato in corsia ogni giorno per dare conforto a chi lotta per la vita. Insieme ai suoi colleghi, Elisabetta è diventata un punto di riferimento del reparto Covid del San Carlo di Milano dove vengono «gestiti» circa 50 pazienti al giorno.
All’inizio dell’emergenza, la giovane dottoressa raccontava: «Non abbiamo neanche le giuste protezioni, ci stiamo arrangiando come possiamo, siamo molto esposti – lo sfogo raccolto dalla mamma a 800 chilometri di distanza -. Ma non posso tornare né voglio. Ho paura, ma il mio ruolo e il mio compito sono questi: qui è il posto in cui devo stare». Parole capaci di infondere coraggio a chi, comprensibilmente, guarda con apprensione ai numeri da incubo registrati ogni giorno in Lombardia. «La notte non riusciamo a chiudere occhio – confessa l’esponente della giunta guidata dal sindaco Ciro Buonajuto -. Siamo preoccupati, certo. Ma siamo orgogliosi della scelta di nostra figlia».
Poi, all’alba, finalmente arriva il suo messaggio con cui Elisabetta rassicura tutti: poche parole attraverso cui racconta l’infinita giornata passata a curare i pazienti affetti da Coronavirus e il dolore per le vite finite davanti ai suoi occhi. Proprio in questi giorni l’assessore Carmela Saulino, a sua volta impegnata in questa battaglia a livello locale, in particolare per gli aiuti agli anziani di Ercolano – spesso lasciati soli e impauriti – ha postato una foto della figlia in trincea, mascherina e guanti, ma con il sorriso: «Siamo tutti con te – il messaggio -. Sei il nostro orgoglio. Con cuore e passione, li salverai tutti».
«Sono giorni difficili – racconta la cardiologa dell’Asl Napoli 1 . chi vive questa situazione in prima linea, purtroppo, si trova in una situazione drammatica. Elisabetta è una ragazza coraggiosa e non avrebbe mai scelto di mollare, siamo in ansia ma estremamente fieri di lei. Ci troviamo davanti a uno scenario difficilissimo, ma stiamo lottando». Perché la guerra al «mostro» venuto dalla Cina non conosce confini. Come insegna Elisabetta, la giovane dottoressa diventata il simbolo del cuore della città degli Scavi.
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