Sono almeno sei i passi necessari per poter passare alla fase 2 dopo il lockdown imposto per arginare l’epidemia di nuovo coronavirus e a indicarli è la comunità scientifica, che prima di tutto esorta a pianificare ogni azione per avere una chiara visione dei possibili rischi.
“E’ fondamentale avere una chiara valutazione del rischio in vista della riapertura”, ha detto il vicedirettore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e membro del Comitato tecnico scientifico Ranieri Guerra. “Riaprire è vitale – ha detto l’esperto nella conferenza stampa della Protezione Civile – ma proprio per questo bisogna definire esattamente che cos’è il rischio e come mitigarlo” nelle diverse occasioni sociali, a partire dai luoghi di lavoro. Un passaggio nel quale, ha detto, i test sierologici avranno un’importanza cruciale per avere un quadro completo della situazione.
Quanto alla scelta dei test, per Ranieri Guerra è da attendersi che sia una la tecnologia di riferimento, in modo da avere dati omogenei, e che sia altamente affidabile: “non possiamo permetterci di esporre al rischio persone false positive”, ha rilevato. Difficile, al momento, dire quale test sarà selezionato: “è uno scenario che cambia continuamente, ma un certo punto dovremo selezionare ciò che c’è di meglio in quel momento. Ci sono tecnologie che danno approssimazioni al 95%, se potremo avere questo livello di affidabilità avremo un risultato soddisfacente”. Una pianificazione scrupolosa è d’obbligo prima di affrontare la fase 2 anche per il fisico teorico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma: “maggiori saranno la precisione e l’accuratezza con cui la affronteremo, minori saranno i rischi e i problemi che potremo avere e i sacrifici che dovremo affrontare”.
Il primo passo, ha detto l’esperto, è “controllare che il numero dei nuovi casi continui a decrescere per almeno due 2 settimane: dovremmo vedere un continuo miglioramento, con un numero inferiore di nuovi casi e decessi”.
In secondo luogo è importante che ci sia “una situazione di non difficoltà delle strutture ospedaliere, sia nei reparti normali sia nelle unità di terapia intensiva.
Il terzo requisito riguarda ancora gli ospedal, dove è importante che ci sia una “differenza ben definita fra le strutture per pazienti con Covid-19 e senza”.
In quarto luogo “le capacità di fare i test devono esser sufficienti, sia di quelli basati sui tamponi sia per i sierologici che cercano gli anticorpi nel sangue”. Questo è importante anche per la tutela del personale sanitario.
Il quinto passo consiste nell’utilizzare i test sierologici per avere informazioni statistiche globali: “è necessario investire in un’analisi statistica che ci dia il quadro della situazione, ossia che ci permetta di sapere esattamente quanti sono gli infetti.
Il sesto passo è legato alle app: “uno strumento fondamentale strumenti per seguire le persone che potrebbero contagiare o essere contagiate e ricostruire i loro contatti”, ma a questo proposito, ha concluso, è “fondamentale che la capacità di seguire i contatti dei nuovi contagiati vada insieme alla capacità di intervenire”