Torre del Greco. La notizia della ripresa a «pieno regime» delle commissioni consiliari scatena inevitabili polemiche e veleni. E i vertici locali del Pd – l’ex colosso del centrosinistra all’ombra del Vesuvio, ufficialmente rimasto tagliato fuori dal Comune a causa della mancata presentazione della lista per le elezioni del 2018 – si appella al «buonsenso» dei politici di palazzo Baronale. Invitando a chiare lettere gli esponenti di maggioranza e opposizione a trasformare i soldi dei propri gettoni di presenza in municipio in buoni pasto da devolvere alle fasce deboli di Torre del Greco.
La proposta salva-faccia
A partire da oggi, a palazzo Baronale sarà ripristinata la «normalità». Con le 5 commissioni consiliari regolarmente convocate tutti i giorni, dal lunedì al venerdì: un provvedimento legittimo – supportato da uno specifico chiarimento sulle disposizioni attuative del decreto firmato dal premier Giuseppe Conte per limitare il rischio-contagio da Coronavirus – eppure già bollato come «inopportuno» alla luce dei sacrifici portati avanti da commercianti e semplici cittadini nonché del rischio assembramenti – le riunioni sono aperte al pubblico – proprio a due passi dalla sede del centro operativo comunale guidato dal sindaco Giovanni Palomba. Di qui, la proposta lanciata dal segretario cittadino del Pd per trasformare l’ennesima «caduta di stile» dell’attuale classe politica locale in un’occasione per limitare i disagi economico-sociali provocati dall’emergenza sanitaria: «Il Pd ha appreso da Metropolis Quotidiano che le commissioni consiliari proseguiranno i loro lavori – la premessa di Salvatore Romano, successore dell’avvocato Massimo Meo -. Tali articolazioni del consiglio comunale, concorrendo ai compiti d’indirizzo e di controllo politico, svolgono un ruolo centrale nel funzionamento dell’ente di palazzo Baronale. Ma rivolgiamo un appello al sindaco e al capo dell’assise Antonio Spierto: sarebbe lodevole lavorare in videoconferenza per evitare assembramenti». Una proposta, in verità, già lanciata da Romina Stilo – l’ex vicesindaco di Ciro Borriello, oggi seduta tra i banchi dell’opposizione – e bocciata senza particolari spiegazioni. «Ma il vero segnale forte in un momento così difficile per tutti – insiste Salvatore Romano sarebbe l’istituzione di un fondo comunale per l’acquisto dei buoni pasto da distribuire alla fasce deboli con i soldi dei gettoni di presenza dei politici».
Obiettivo 16.000 euro
D’altronde, solo a marzo – il mese del dramma Covid-19, con una valanga di contagiati e morti a Torre del Greco – la casta del Comune è costata, a dispetto della sospensione di tre commissioni consiliari su cinque, la bellezza di 8.000 euro in soldi pubblici. A regime, i consiglieri comunali arrivano a costare fino a 16.000 euro al mese. Soldi da destinare, secondo l’idea dei democrat della città del corallo, a chi fatica a mettere un piatto a tavole per sé e i propri figli: «Una piccola rinuncia individuale, per un grande risultate collettivo. Uniti ce la faremo, ripetono in tanti – conclude Salvatore Romano – ma le parole da sole non bastano. Un gesto concreto per mostrare unione e vicinanza alla città andrebbe fatto. In fondo, la politica trova la sua cittadinanza nei bisogni della gente».