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Torre del Greco, bufera sulle politiche sociali: in bilico il dirigente-indagato (e parente del sindaco)
CRONACA, Torre del Greco
24 aprile 2020
Torre del Greco, bufera sulle politiche sociali: in bilico il dirigente-indagato (e parente del sindaco)
Alberto Dortucci

Torre del Greco. La questione non è nuova a palazzo Baronale, dove – complice la «docile arrendevolezza» del sindaco Giovanni Palomba – in varie occasioni i dirigenti comunali si sono travestiti da politici per dettare i tempi e le azioni dell’ente di largo Plebiscito. Ma, stavolta, lo scontro totale tra l’assessore Luisa Refuto – delegata al welfare della giunta guidata dallo storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio – e il responsabile del settore politiche sociali Andrea Formisano potrebbe fare saltare i fragili equilibri tra le due «forze» del Municipio. E magari qualche testa.

La resa dei conti

A incrinare il rapporto fiduciario tra la «straniera» di palazzo Baronale e l’ex vicecomandante dei vigili urbani Andrea Formisano – prima seduto su una poltrona d’oro grazie alla nomina del sindaco-parente e poi tenuto al suo posto a dispetto di una richiesta di rinvio a giudizio per la «disinvolta gestione» del centro anti-violenza comunale – gli scellerati esiti della procedura per la consegna dei buoni-spesa destinati dal governo alle famiglie in difficoltà economica e il mancato avvio di una serie di servizi assistenziali per le fasce deboli. In vista della riunione dell’ufficio di piano dell’ambito N31, la delegata al welfare aveva chiesto al proprio dirigente di riferimento una serie di chiarimenti sulle azioni messe in campo e sottolineato come – in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dalla carovana del buongoverno – le responsabilità sarebbero state addebitate esclusivamente alla parte tecnica. Ovvero al responsabile di un settore recentemente rafforzato con l’arrivo di ulteriori 16 unità lavorative. Una puntualizzazione capace di scatenare la piccata replica di Andrea Formisano, pronto a paventare tra le righe della risposta inviata via pec all’assessore Luisa Refuto presunte ingerenze politiche nella gestione degli atti dell’ufficio. Accuse velate, immediatamente frenate dall’avvocato di Torre Annunziata. Pronte a mettere i puntini sulle «i» e a richiamare all’ordine il dirigente del settore politiche sociali: «La presente per chiarirle, mi auguro definitivamente, i rispettivi ruoli – la premessa dell’assessore al welfare -. Non le è consentito mancare di rispetto non solo alla mia persona, ma alla mia veste istituzionale. In merito alla presenza di consiglieri comunali di riferimento, le ricordo che un assessore ha come principale riferimento il sindaco». Parole pesanti come macigni, accompagnate da una dura reprimenda sullo stato dell’arte: «Alle sue rassicurazioni verbali, non seguono gli atti – prosegue Luisa Refuto – Quanto da lei asserito palesa la fondatezza delle mie preoccupazioni. Leggendo la sua nota posso solo dedurre che lei non ha assolutamente contezza della materia e delle procedure». Non propriamente una medaglia appuntata sul petto, se non una vera e propria «sfiducia» peraltro alla vigilia di un periodo sicuramente delicato per le politiche sociali.

La palla al sindaco

Lo strappo, dunque, sembra irricucibile. E ora potrebbe toccare al sindaco scegliere se «tagliare» il dirigente-parente oppure rinunciare all’unico assessore capace di arrivare a toccare la sufficienza durante i suoi primi venti mesi di mandato. Sullo sfondo, il futuro delle fasce deboli della città del corallo inghiottite dalla «guerra di potere» tra i dirigenti del Comune e la classe politica.

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