Paola aveva sei anni quando, timorosa, ricevette la medaglia d’oro al valore civile. Era il 1949. Sei anni prima, quando aveva solo tre mesi, il suo papà Domenico Baffigo, capitano di marina, morì per difendere il cantiere di Castellammare. Venne tradito, portato via dai nazisti e fucilato a Napoli per punire chi osava mettersi contro la rabbia di chi stava lasciando l’Italia seminando odio, morte e macerie. Oggi vive a Genova e vive questi giorni di isolamento leggendo e ricordando. «Perché la memoria – ripete al telefono – è l’unica cosa che può salvare il mondo. E le giovani generazioni non devono dimenticarlo».Per il sacrificio del suo papà, Paola ha un rapporto speciale con Castellammare.«C’è una bella strada che porta il suo nome, ci sono venuta spesso invitata dalle amministrazioni comunali.L’ultima volta quando la città è stata insignita della medaglia d’oro al valore civile».
Non lo ha mai conosciuto papà Domenico, ma ha rivissuto la sua forza e il suo coraggio nei racconti della mamma e dei nonni:«Mamma aveva 22 anni quando rimase vedova –spiega al telefono – ma quel ricordo di quella medaglia lo porto ancora dentro con me. C’erano tutti i soldati nel piazzale che si misero sull’attenti. Mi sono sentita importante». Di quel giorno Paola conserva una foto in bianco e nero che custodisce gelosamente. La nave del capitano Baffigo era in allestimento nel cantiere stabiese.
Lui si oppose all’ingresso delle forze naziste che stavano ritirandosi e avrebbero voluto distruggere il simbolo di una città. Preferì la morte all’onta del tradimento. Ecco perché il 25 aprile per Paola Baffigo non è e non sarà mai una giorno qualsiasi.«Per me la Liberazione è un giorno importantissimo.Non c’entra la politica, la destra e la sinistra: è la riconquista della libertà». Il suo è anche un appello ai giovani,che non devono dimenticare la tragedia di quegli anni.«I giovani devono studiare,leggere, imparare la storia e informarsi sui quotidiani.Sapere cosa è successo, conoscere i dettagli dei periodi più bui della storia. Fare in modo che non si ripeta più»spiega Paola Baffigo. Che a Castellammare è tornata spesso: «Ho viaggiato molto e, spero quando tutto sarà finito, di tornare a farlo.Tornerò anche a Castellammare. Lì c’è la lapide di mio padre, lì c’è il mio cuore».