*Ottavio Lucarelli
Il primo pensiero va a chi non c’è più. Medici, infermieri, parroci, amici. I tanti anziani decimati nelle case di riposo un po’ dappertutto. Il secondo pensiero a chi combatte in questi giorni drammatici in ogni parte del mondo per non morire. E poi il tormento Wuhan. Quando sapremo la verità ? Nelle ultime ore sono uscite interviste a scienziati e foto di quel laboratorio cinese che sarebbe la fonte da cui è esplosa la pandemia. Aspettiamo. Intanto non mi appassiona il dibattito nord-sud, ma una cosa è certa: se fosse avvenuto l’inverso ci avrebbero massacrato su Terra dei fuochi, colera e quant’altro. Lo fanno in tempi normali. Figuriamoci adesso.
Tutto questo al netto delle gaffe contro Napoli e il Mezzogiorno in diretta tv da parte di chi è abituato a parlare troppo e dunque, inevitabilmente, ad ascoltare poco. A leggere poco. Da parte di chi non è abituato a riflettere prima di parlare. I giornalisti devono leggere molto, informarsi, osservare, ascoltare, intervistare, verificare. E poi raccontare ricordando che i protagonisti non siamo noi. Una frase molto bella l’ha scritta su Facebook proprio un giornalista ricordando che il lavoro vero è quello sul campo. E qui dopo medici e infermieri sono i giornalisti, dall’inizio della pandemia, la categoria maggiormente in prima linea e non solo negli ospedali. In tanti hanno continuato e proseguono in queste ore a lavorare, anche nei Comuni della Campania dichiarati zona rossa dalla Regione. Continuano a lavorare e raccontare dall’ospedale Cotugno così come da Artano Irpino, Paolisi, Saviano come hanno fatto nelle settimane precedenti dal Vallo di Diano, ora non più zona rossa.
Ed è questo, il lavoro sul campo, il primo strumento per contrastare la fabbrica delle fake news che anche con il Coronavirus continuano a infettare i social e la parte più sprovveduta del mondo dell’informazione. Dobbiamo ringraziare il procuratore di Napoli Giovanni Melillo che è intervenuto dichiarando “infondate” le notizie di carta stampata sui medici “imboscati” all’ospedale Cardarelli. False notizie pubblicate nelle ore in cui tanti medici perdevano la vita. Ora il punto è rialzarsi tutti, a partire dal mondo produttivo, ben consapevoli di avere cicatrici che non saranno rapidamente rimarginabili. Rialzarsi rimboccandosi le maniche senza lamentarsi ma lavorando più di prima e recuperando valori sbiaditi. Un’altra frase bellissima che ho letto in queste settimane è “Ti accarezzo con gli occhi”. Una frase di amore che sintetizza tutto ciò che stiamo vivendo.
Quando è arrivata la pandemia? Negli anni dell’odio, dell’aggressione quotidiana. E allora l primi valori da recuperare sono l’educazione, il rispetto, la cultura, l’amore nei confronti dei più deboli, nei confronti di chi sbarca dopo essere fuggito da guerre e persecuzioni.In questi giorni l’Italia ha scoperto che mancano braccia per lavorare la terra e che, per questo, bisogna regolarizzare gli extracomunitari. Benissimo ma, contemporaneamente, deve cominciare una guerra seria al “Caporalato”, alla camorra che nelle pianure della nostra regione riduce in stato di schiavitù i lavoratori stagionali. Bisognerà rilanciare l’agricoltura e l’allevamento e mettere seriamente mano all’edilizia scolastica, alla cura dell’ambiente, ai trasporti per non far più viaggiare i nostri pendolari come sardine, Controllare a tappeto le case per anziani, altro enorme problema emerso con il Coronavirus. E puntare sul recupero del turismo. Il nostro Paese è in grado di rimettersi in moto rapidamente e lo spazio per una ripartenza c’è tutto. Bisognerà lavorare sodo anche ad agosto. Le ferie ormai le abbiamo fatte. E ascoltare di più, osservare, “accarezzarsi con gli occhi”.
(*Presidente Ordine giornalisti)