«Al momento non ho alcuna idea precisa sul se, come e quando ripartire. I lavori per attrezzare il lido in vista dell’estate al momento sono fermi. Spero che il governo mi faccia almeno capire se potrò offrire un servizio bar sulla spiaggia per alcuni eventi o serate. Io, così come credo gli altri titolari degli stabilimenti di Torre Annunziata, sarei pronto a ripartire in qualsiasi modo».
Pasquale Pappalardo, il giovane gestore del “RenaNera Beach” di via Marconi, vive un momento di caos e di smarrimento. Passeggia solitario, mani conserte, lungo quella spiaggia fatta di sabbia nera e vulcanica che, a partire dal 2009, ha rappresentato l’unico e concreto volano di sviluppo per la città di Torre Annunziata. Pasquale, insieme agli altri gestori degli stabilimenti oplontini, è infatti tra gli artefici del miracolo “movida”. Un fenomeno che qui a Torre è in continua, rapida e costante escalation. «Ma quest’estate rischia invece di essere morta» sussurra piano, quasi per esorcizzare il rimpianto e l’amarezza, il giovane Pasquale. Che dal 2009, ereditando la gestione dello storico lido di via Marconi da mamma e papà, ha praticamente trasformato il volto dello stabilimento balneare. Diventato infatti, nella provincia di Napoli, tra i lidi più frequentati dalla movida estiva. Il RenaNera Beach, oggi, è un vero e proprio villaggio turistico h24. Grazie ad appuntamenti fissi come concerti in riva al mare, aperitivi e djset con vista mozzafiato. Capri è all’orizzonte. Il Vesuvio è alle spalle degli ombrelloni.
Ombrelloni che, quest’anno, potrebbero restare desolatamente chiusi. Colpa, prima, della pandemia. Adesso della stucchevole mancanza di chiarezza del governo e delle istituzioni sul futuro di una stagione balneare ormai alle porte. «Faccio parte di un’associazione di gestori locali che stanno ancora aspettando disposizioni univoche e precise – prosegue Pappalardo -. La nostra linea di condotta è unitaria. E’ quella di restare in attesa, ancora per poco tempo, evitando singole prese di posizione o inutili fughe in avanti che potrebbero danneggiare l’intera categoria. A livello personale posso però dire che sarei pronto a ripartire in qualsiasi modo». Originalità e spirito d’intraprendenza, in effetti, qui non sono mai mancati. Neppure il lockdown, ad esempio, ha potuto frenare il tradizionale appuntamento con il concerto del primo maggio. L’unica differenza, rispetto alle passate edizioni, quest’anno è stata la trasmissione in streaming e attraverso Facebook di un comunque variegato djset. «Abbiamo avuto circa 3mila visualizzazioni, sfruttando anche il canale Youtube. I giovani, ma anche le famiglie, avevano voglia di svagarsi e divertirsi. Credo che almeno 8mila persone siano rimaste incollate al pc (dalle ore 15 alle ore 23). E’ stato un bel segnale. Siamo rimasti “accesi” nonostante il lockdown». La movida chiede spazio e risposte.
Lo fanno anche i gestori degli stabilimenti balneari, che restano in balia dell’incertezza e della confusione. Chiare, al momento, sono però le stime delle perdite di fatturato. Ben 45 milioni di turisti in meno e un costo per l’adeguamento alle misure anti Covid-19 di circa 360 milioni per la prossima stagione (pari a circa 12mila euro in media per impresa a stagione) per il solo comparto delle concessioni demaniali marittime. Alla luce di questi drammatici numeri, il Centro studi di Federbalneari Italia ha nei giorni scorsi chiesto un pacchetto di misure economiche straordinarie a sostegno, a partire dall’istituzione di un fondo straordinario per il turismo. Federbalneari sta spingendo inoltre per ottenere delle riduzioni straordinarie dei canoni di concessione demaniale; l’adeguamento dell’Iva al 10% per il turismo balneare (ora è al 22%); la riduzione straordinaria del 90% per gli anni 2020 e 2021 e del 60% per l’anno 2022 dell’imposizione tributaria che incide sul turismo quale Imu, Tari, tassa di soggiorno, Ires, Irap.