Torre del Greco. «I bidoni della vergogna furono sistemati davanti a centinaia di palazzi durante la pandemia del Covid-19, utilizzata strumentalmente come “normale” emergenza sanitaria del territorio». Così, attraverso una «forzatura» e senza contraddittorio di sorta, il sindaco Giovanni Palomba impose le «sue» regole – differenti, rispetto al capitolato della gara d’appalto per la gestione dei servizi di igiene urbana all’ombra del Vesuvio – a migliaia di cittadini. è la convinzione intorno a cui ruota il ricorso presentato da 26 amministratori condominiali per cancellare lo «scempio» ecologico e ambientale provocato dai cassonetti colorati sistemati lungo strade e marciapiedi di tutta la città: al termine di una serie di infruttuosi incontri in Comune per provare a convincere i vertici della carovana del buongoverno dell’assurdità e della pericolosità delle modalità di conferimento dei rifiuti, i rappresentanti di circa mille famiglie della quarta città della Campania hanno deciso di trascinare il sindaco Giovanni Palomba davanti al Tar Campania.
L’ordinanza dei veleni
Nel mirino degli amministratori condominiali, in particolare, l’ordinanza firmata dal mobiliere di via monsignor Felice Romano lo scorso 16 marzo 2020. L’incubo Covid-19 venne «utilizzato» dal sindaco Giovanni Palomba per accelerare – al termine di sei mesi di impalpabile start-up della raccolta dei rifiuti con il metodo porta a porta – la rivoluzione Nu promessa in campagna elettorale e per sistemare i bidoni della vergogna lungo strade e marciapiedi. Affidando, senza alcuna presa in carica, la responsabilità dei cassonetti agli amministratori condominiali. Pronti a lamentare – all’interno di un corposo ricorso – la sostanziale impossibilità di dare attuazione alle modalità di conferimento dei rifiuti imposte dal primo cittadino. «Nello specifico – la nota diffusa dagli amministratori condominiali – come già rappresentato dai ricorrenti in diversi incontri con l’amministrazione comunale, risulta del tutto impossibile alloggiare e custodire in aree condominiali le centinaia di bidoni oggi sparsi per su tutto il territorio cittadino. Inoltre, l’ordinanza prescrive un sistema di controlli e di sanzioni a carico degli amministratori condominiali del tutto incompatibile con i poteri effettivamente riconosciuti dalla legge agli amministratori stessi». Insomma, adesso toccherà ai giudici del Tar Campania stabilire la legittimità o meno dell’ordinanza con il «trucco» firmata dal primo cittadino.
I dubbi irrisolti
In attesa del verdetto del tribunale amministrativo regionale di Napoli restano i dubbi irrisolti sulla «proprietà» dei bidoni per la raccolta differenziata. Gli amministratori condominiali non hanno mai preso in carico i cassonetti, mentre il Comune e la ditta Buttol – il colosso ambientale con sede legale a Sarno incaricato della gestione dei servizi di igiene urbana in città – sostengono il contrario. Insomma, a oggi, i «bidoni della vergogna» non sono di nessuno. Con tutti i rischi, legali e ambientali, legati a un «dettaglio» evidentemente sfuggito al sindaco e alla sua schiera di «cervelloni».
©riproduzione riservata