La conseguenza della caduta dallo scooter speronato è il braccio destro ingessato e un ematoma sulla coscia, ma il dolore più importante che Ciro sopporta viene dall’anima. Piange, ripensando alla sua Maria Paola, vittima di una violenza cieca, di un raptus di follia da parte del fratello Michele accusato del suo omicidio per un amore osteggiato perchè lui è un trans. Un amore turbato, racconta Ciro in lacrime, dalle continue minacce della famiglia di lei. In una sala della Villa dei Fiori di Acerra, la clinica in cui è ricoverato da sabato, il giovane parla a fatica con i giornalisti alternando il ricordo di Maria Paola alla rabbia. Ricorda le botte e le minacce (anche di morte) che la sua compagna avrebbe subito dal fratello maggiore Michele. Salvo poi parlare con un filo di voce quando esprime un desiderio: “Io la voglio vedere per l’ultima volta, Maria Paola” dice, rammaricandosi per non essere stato accomunato nel destino al suo amore. “La mia famiglia mi vuole bene per quello che sono, non ce la faccio più. Doveva succedere a tutti e due”, dice. Accanto a lui c’è la madre Rosa: “Devono pagare – dice – Michele, la mamma e il papà.
Tutti e tre devono pagare. Ma quale incidente, non è vero”. In precedenza Ciro si era confidato con Daniela Falanga, presidente dell’Arcigay Napoli. “Ho parlato con lui – aveva riferito la rappresentante dei diritti Lgbt – e mi ha descritto una situazione di grande negazione con i due ragazzi minacciati di morte ripetutamente. Quello che è successo l’altra notte era qualcosa che in qualche modo si aspettavano. Ciro non sta bene, sta vivendo una situazione drammatica. Per fortuna ha la madre che gli è vicino ed è per lui un grande pilastro”. Arcigay – e tutta la comunità Lgbt – saranno al fianco di Ciro con la propria squadra di psicologi e legali. “Ciro – aggiunge Daniela Falanga – è sconvolto per quello che sta ascoltando in queste ore. Legge cose non vere, non si sta presentando l’orrore per quello che è. Piange tanto, sta male per questa separazione che rivendica come la sua vita. Avevano in animo di andare a vivere insieme e Maria Paola l’avrebbe accompagnato nel percorso di transizione che stava per cominciare. A Ciro, che è già un uomo, è stata tolta una parte della sua esistenza. So che Maria Paola ha provato a convincere la famiglia ma è sempre stata trattata malissimo”.
Anche i social si schierano con il giovane transgender: un vero e proprio boom di like – quasi 38mila – per le parole che Ciro ha indirizzato per l’ultima volta su Instagram alla sua ragazza. “Maria Paola – scrive un utente di Caivano – amava ‘una’ che si sentiva ‘uno’ e che si faceva chiamare con un nome da maschio! E allora? Qual é il problema? ‘Una’ o ‘Uno’ che fosse, era una persona e questo basta e doveva bastare a tutti così come bastava a lei, alla povera Maria Paola”.