Torre del Greco. Il giorno dell’ufficializzazione della sua ennesima candidatura – fino a oggi, tutte perdenti – al consiglio regionale non si nascose dietro un dito. Anzi, con la solita umiltà mostrata durante tutta la sua «carriera politica» si lasciò sfuggire perfino un pronostico: «Mi auguro di ripetere in città il risultato ottenuto alle amministrative del 2018 perché sarebbe una spinta decisiva per il successo», si lasciò sfuggire l’ex sindaco Valerio Ciavolino sotto gli occhi del suo sparuto gruppo di fedelissimi.
Lo stesso risultato del 2018, ovvero 5.000 voti. «Non dovesse essere così – aggiunse l’ex enfant prodige di Forza Italia – potrei valutare l’ipotesi delle dimissioni per lasciare posto al primo dei non eletti, Leopoldo Izzini». In effetti, i conti dell’ex sindaco Valerio Ciavolino non erano sbagliati: avesse confermato le 5.000 preferenze all’ombra del Vesuvio, adesso – considerati i 4.500 con cui Gennaro Cinque si è piazzato al primo posto della lista Udc-Caldoro Presidente – sarebbe già in Regione Campania.
Ma i numeri, come accaduto in varie occasioni a partire dal 2007, non hanno sorriso all’erede dell’indimenticato Mario Auricchio: Torre del Greco ha risposto con sole 2.100 voti, a cui si sono aggiunte la miseria di 400 preferenze nei restanti 91 comuni della provincia di Napoli. Numeri da incubo per Valerio Ciavolino, eppure insufficienti a convincere l’ex primo cittadino a mantenere la parola ribadita in varie occasioni durante la campagna elettorale. Prima attraverso un video diffuso sui social e poi direttamente in consiglio comunale, l’ex sindaco ha scacciato lo spettro delle dimissioni: «Resto in aula per dare voce a chi mi ha sempre sostenuto in città». Parole capaci di strappare ironici sorrisi tra i banchi della maggioranza targata Giovanni Palomba.
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