Torre Annunziata. Lo scontro all’interno del consiglio dell’ordine degli avvocati – sfociato con una mozione di sfiducia al presidente Luisa Liguoro – era cominciato già a inizio settembre, quando il «capo» del Coa di Torre Annunziata formalizzò la rottura con il suo mentore Gennaro Torrese.
A 96 ore dal polverone capace di allungare imbarazzanti ombre sulla «politica forense» all’ombra del Vesuvio emergono ulteriori retroscena destinati a scatenare nuove polemiche e malumori tra le toghe di Torre del Greco e non solo. Perché Luisa Liguoro – eletta alla guida del Coa proprio grazie alle «strategie» messe in campo dall’immarcescibile decano dell’ordine degli avvocati – già all’indomani della ripresa post-ferie aveva deciso di «scaricare» il suo dominus.
Proprio con le modalità di cui – a poche ore dalla mozione di sfiducia protocollata dagli avvocati Francesco Pane, Francesco Maddaloni, Rachele Palomba, Vincenzo Polese, Antonio Suarato, Fausta Cirillo, Giusy Di Nola, Antonino Raffone, Mario Sabbia, Francesco Savastano e Giovanni Visco – si era lamentata con qualche collega pronto a sottoscrivere la richiesta di dimissioni. Ovvero via WhatsApp, con un messaggio inviato all’interno del gruppo significativamente intitolato «Progetto Torrese».
Alle 19.24 del 3 settembre il presidente del Coa scriveva: «Al fine di evitare imbarazzi di sorta al leader di questo progetto politico, ritengo opportuno lasciare questa chat perché, come è stato esplicitato ad alcuni di voi a un recente incontro tra colleghi di Torre del Greco, sono diventata per il presidente Gennaro Torrese un avversario. Ritenevo opportuno spiegare a tutti prima di uscire le mie motivazioni perchè non mi andava di essere maleducata».
Un commiato salutato con una gelida risposta dell’avvocato Gennaro Torrese: «Dispiace sempre quando un tuo pupillo ti lascia, ma sono motivazioni personali (e infondate) che non posso che accettare». Salvo poi «punire» l’allieva pronta a «superare» il maestro con una lezione senza precedenti al consiglio dell’ordine degli avvocati di Torre Annunziata e destinata a pesare come un macigno sul futuro dell’organismo collegiale delle toghe del comprensorio.
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