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Emergenza Covid nelle carceri. I garanti dei detenuti al Parlamento: alleggerire le strutture
CRONACA
17 novembre 2020
Emergenza Covid nelle carceri. I garanti dei detenuti al Parlamento: alleggerire le strutture
Redazione

Alla vigila dell’esame degli emendamenti per la conversione in legge del decreto Ristori, i Garanti territoriali dei detenuti scrivono ai presidenti dei gruppi parlamentari al Senato affinché il parlamento adotti “tutte le misure opportune, per poter giungere ad una significativa riduzione del numero delle presenze dei detenuti negli istituti di pena, a partire da quelle già indicate dal Garante nazionale, applicando in modo estensivo e razionale le stesse previsioni previste dal decreto, senza sacrificio della sicurezza sociale, nell’auspicio che le stesse possano andare a beneficio anche dei soggetti più deboli (psichicamente fragili, tossicodipendenti, alcoldipendenti, senza fissa dimora)”. “Si auspica – si legge ancora nell’appello – che la configurazione di queste misure sia tale da facilitare lo scrutinio da parte dei magistrati di sorveglianza, i cui uffici peraltro sono significativamente in sofferenza, e da parte delle procure. Riteniamo pienamente condivisibile e dunque auspichiamo che possa essere accolta anche la proposta di prevedere una liberazione anticipata speciale e la sospensione dell’emissione dell’ordine di esecuzione delle pene detentive fino al 31 dicembre 2021”.

“Il carcere – sostengono i Garanti delle persone private della libertà nominati dalle regioni, dalle province e dai comuni italiani – è una realtà in cui il rischio della diffusione del Covid-19 è molto alto: il fisiologico assembramento di un numero considerevole di persone in uno spazio angusto non permette, infatti, di rispettare le regole minime di distanziamento fisico e di igiene funzionali alla prevenzione del virus. La patologica situazione di sovraffollamento che caratterizza le nostre carceri contribuisce inoltre fatalmente ad accrescere il rischio di diffusione del contagio”, conclude l’appello dei Garanti.

A sollecitare misure deflattive delle presenze nelle carceri, ricordano i Garanti dei detenuti, ci sono stati anche “gli appelli del Comitato Europeo per la prevenzione della Tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti che nel marzo di quest’anno ha stilato dieci raccomandazioni/principi indirizzati alle autorità degli Stati membri del Consiglio d’Europa” e quello della Commissaria, Dunja Mijatović, per l’utilizzo “senza discriminazioni, di qualsiasi possibile alternativa al carcere”. “Il contagio all’interno degli istituti riflette in questi ultimi tempi, purtroppo, in maniera amplificata il trend in crescita registrato anche nelle nostre città. In pochi giorni personale e detenuti positivi si sono rapidamente moltiplicati, superando di gran lunga i casi registrati nella primavera scorsa” sottolineano i Garanti informando che “dagli ultimi rilevamenti, al 13 novembre, emergono più di 600 positivi tra la popolazione detenuta e più di 800 tra gli operatori del settore penitenziario, di cui la maggior parte afferente alla polizia penitenziaria”. “Una significativa riduzione delle presenze in carcere contribuirebbe ad affrontare nel migliore dei modi la gestione sanitaria interna della prevenzione e dei focolai, favorendo migliori condizioni lavorative per gli operatori penitenziari e permettendo, ove possibile, la prosecuzione in condizioni di sicurezza, delle attività lavorative e formative, di istruzione, culturali o sportive. L’auspicio- proseguono i Garanti – è quello di non dover tornare a quella chiusura generalizzata delle attività trattamentali imposta in primavera.

Devono inoltre essere assicurate alla generalità dei detenuti le telefonate e le videochiamate, anche oltre il minimo garantito da legge e regolamento e, finché possibile, i colloqui in presenza” In questo contesto, le misure adottate “dal Governo con il d.l.Ristori n. 137/2020 sembrano però, così come articolate, fornire una risposta inadeguata”. In proposito, i Garanti fanno notare che “solo 2202 persone detenute potrebbero usufruire della detenzione domiciliare, avendo un idoneo domicilio, un residuo di pena inferiore ai 18 mesi e nessuna preclusione ostativa”. Occorre fare di più e per questo “rivolgiamo un appello al Parlamento affinché voglia, in sede di conversione, adottare tutte le misure opportune per poter giungere ad una significativa riduzione del numero delle presenze dei detenuti” negli istituti di pena.

I Garanti auspicano infine ” che la configurazione di queste misure sia tale da facilitare lo scrutinio da parte dei Magistrati di Sorveglianza, i cui uffici peraltro sono significativamente in sofferenza, e da parte delle Procure. Riteniamo pienamente condivisibile e dunque auspichiamo che possa essere accolta anche la proposta di prevedere una liberazione anticipata speciale e la sospensione dell’emissione dell’ordine di esecuzione delle pene detentive fino al 31 dicembre 2021″.

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