Anche altri dipendenti dell’Utc conoscevano il sistema Ariano. E’ quanto emerge dall’attività investigativa che ha portato all’arresto di Nunzio Ariano. Ecco perché il giudice ha emesso una misura cautelare ristretta in carcere «perché potrebbe inquinare le prove». Un retroscena che viene fuori anche dall’informativa in riferimento ad un pranzo di lavoro che l’imprenditore Vincenzo Supino – coindagato per induzione indebita – tiene con il dipendente comunale talpa, colui che ha portato a galla il sistema delle tangenti in municipio denunciando tutto alla finanza, e altri due dipendenti. I quattro si incontrano in un ristorante a Terzigno. Il comunale porta con sé un cellulare che gli viene fornito dalla finanza e che capta le conversazioni che vengono trasmesse direttamente ai finanzieri nella Procura.
Nel ristorante ci sono anche diversi militari in borghese che osserveranno l’intera scena. Il denunciante raccoglie tutte le informazioni e lo sfogo dell’imprenditore che conosce bene perché in passato avevano lavorato insieme, prima di essere spostato in un altro ufficio.
Per l’intero pranzo discutono della richiesta di denaro di Ariano rispetto all’appalto per la messa in sicurezza di alcune scuole cittadine. E anche di una tangente che avrebbe già dato l’imprenditore al dirigente ma che non è stata accertata dai finanzieri, come scrive lo stesso gip. Insomma un episodio che sottolinea come più persone, in questo caso dipendenti dell’Utc, erano a conoscenza del sistema Ariano. Uno dei motivi per i quali il magistrato ha chiesto una misura cautelare in carcere. L’ipotesi è che ci possa essere un inquinamento delle prove, o che lo stesso Ariano potesse avvicinare qualcuno dei dipendenti. Eppure a denunciare l’episodio è stato un solo impiegato comunale, nonostante gli altri ne fossero a conoscenza. Perché? A conoscere i fatti non erano gli unici. Spunta anche un altro imprenditore, sempre del settore edile, che avrebbe avuto rapporti con la ditta di Supino e il dirigente arrestato.
L’uomo aveva saputo in Comune che il dirigente aveva chiesto una percentuale sull’appalto di 203mila euro che era stato affidato alla ditta napoletana attraverso la modalità della somma urgenza. A confidarglielo era stato lo stesso imprenditore vessato. Insomma, un sistema noto da tutti e che potrebbe comunque aprire nuovi retroscena investigativi sopratutto per i numerosi “omissis” e per quella specifica che il giudice inserisce negli atti: «le indagini sono ancora in corso». Inchiesta ancora aperta e a tremare sono altri comunali ma anche gli amministratori comunali. Ariano era infatti un fedelissimo dell’ex assessore Luigi Ammendola delegato ai lavori pubblici, e ancora prima dell’ex sindaco Giosuè Starita. E’ questo quest’ultimo a nominarlo su incarico di fiducia al Comune nel 2017 e poi riconfermato da Ascione.
Questo potrebbe determinare un nuovo terremoto nel palazzo comunale di via Provinciale Schiti, il coinvolgimento di altri personaggi. Di questo ne sono certi gli 007 che sostengono che la mazzetta presa da Ariano sia solo uno dei tanti episodi che si sono verificati in Comune. Una vicenda inquietante e sulla quale sono attesi ulteriori risvolti. Intanto è attesa anche per il Riesame nel quale il giudice deciderà se concedere o meno gli arresti domiciliari ad Ariano, anche in funzione delle dimissioni dell’ex capo dell’Utc che ha deciso di presentare da dirigente.
In Comune intanto è caccia ad un sostituto. Attualmente l’ingegnere Luigi Gaglione, dirigente indagato in altri procedimenti, gestisce il settore per le urgenze assieme alla dottoressa Maria Rosaria Quartuccio alla quale sono stati affidati i lavori pubblici. Avviato anche il procedimento di licenziamento per Ariano dal capo del personale.