Rocco Traisci.
È una parodia geniale, che si smarca dalla satira di costume e dalla comicità scoreggiona. Ivan Urgant non è uno scappato di casa ma una celebrità assoluta dell’entertainment della tv russa, come David Letterman e Stephen Colbert negli States – tanto per capirsi – o Renzo Arbore e Serena Dandini ai nostri tempi d’oro. “Ciao 2020” è una puntata speciale della trasmissione Vechernyj Urgant, andato in onda la notte di Capodanno sul Primo Canale, nel quale il comico si è calato nei panni di un fantomatico Giovanni Urganti, presentatore di un finto festival italiano con effetti speciali e scenografia anni ’70 e ’80, in pieno stile Drive In/Disco Ring, in cui si parla una lingua maccheronica, tuttavia comprensibile, che fa sganasciare dalle risate. In 50 minuti si alternano gag, ricchi premi e cotillons, interviste, false reclame e soprattutto canzoni della tradizione russa con testi in italiano inventati di sana pianta (a parte Mamma Maria dei Ricchi e Poveri), interpretati da altrettanto inventate – ma nemmeno tanto – popstar del belpaese: Niletto Niletti, Claudia Cocca, le attrici del film Quattro Putane, Jony, Giorgio Criddi, Giulia Ziverti, Giovanni Dorni, Crema de la soda, Tuttifrutti, Gigi, Piccolo Grande, Alessandro Pallini, Arti e Asti, la Soldinetta e Vittorio Isaia, Anna, Enrico Carlacci, la co-conduttrice Allegra Michele, la soubrette Ornella Buzzi, le spalle Matteo Crustaldi e Alessandro Gudini. I riferimenti sono chiaramente alla musica italiana retrò, da anni materiale da esportazione nei paesi dell’Est: se da noi Albano, Pupo, Ricchi e Poveri, Celentano, Toto Cutugno sono archeologia musicale, in Russia continuano a fare numeri e proselitismo trash anche tra le nuove generazioni. Il programma è diventato un cult (più di 5 milioni di visualizzazioni in pochi giorni). Nell’introduzione – l’unica parte in lingua russa – Urgant ci ha tenuto a chiarire (evitando sciocchi equivoci) che lo show è un tributo d’amore verso il popolo italiano, del quale i russi patiscono una “nostalgia nostalgia canaglia” per il clima, il cibo, le vacanze e il lifestyle. La pandemia ci ha tenuti lontano – dice – Certo, ci prendono anche per il culo, perché Urgant e la sua banda (una trentina di attori, comici e cantanti tra i più celebri del suo paese) fanno umorismo soprattutto sui nostri stereotipi: l’italiano mammone, guascone e soprattutto “gelosone”, come nel brano finale (“Chiesi al frassino”, video su youtube minuto 49.47) è tutto un programma: “Chiesi io al frassino dove è l’amore mio, il frassino fu muto e il capo lui scrollò/ chiesi pure al pioppo io, dove è l’amore mio, il pioppo non rispose a me, non sa dov’è lei/ chiesi all’autunno io, dove è l’amore mio, l’autunno pianse e piove su di me/ amico mio, l’unico, dove è l’amore mio, so che la nascondi, dove è lei, l’amico mi rispose, l’amico più fedele: era lei amore tuo, era lei amore tuo, ora è moglie mia”. Per amanti del genere, da vedere assolutamente.