Torre del Greco. Il segretario cittadino della Lega prende le distanze dai due consiglieri comunali pronti a salvare il sindaco dal tracollo. Il leader locale del Pd rintuzza gli attacchi degli esponenti del M5S, freschi di no all’inciucio di palazzo Baronale. E l’ex sindaco Ciro Borriello non perde l’occasione di sbeffeggiare via social il suo successore a palazzo Baronale e il vecchio pupillo Luigi Mele. Sono i risultati della grande «ammuina» voluta da Giovanni Palomba per vendicare l’offesa – sei un mezzo scemo – partita dal leader dei federati, Pasquale Brancaccio.
Mentre il primo cittadino incontra ripetutamente gli esponenti della Lega – Luigi Mele e Mario Buono avrebbero preteso un assessorato di peso per passare in maggioranza, trattativa in corso – il segretario cittadino del Carroccio prepara il benservito ai due traditori del centrodestra: «Non sono mai stata messa a conoscenza della loro iniziativa e non condivido la scelta – le parole di Gabriella Palomba, ironia della sorte cugina dello storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio – nel rispetto del dovere di lealtà e di coerenza verso elettori, militanti e simpatizzanti». Come a dire: portate avanti l’inciucio e siete fuori.
Una minaccia davanti a cui Luigi Mele sembra essere intenzionato a fare spallucce, con buona pace degli sfottò social di Ciro Borriello. Pronto a ricordare al «suo» assessore ai lavori pubblici come solo una settimana fa «invocava le dimissioni del sindaco per il bene della città e ora per lo stesso bene si dichiara pronto a salvare Giovanni Palomba». Riflessioni concluse con un invito a fare «pace con il tuo cervello perchè un minimo di dignità non guasta mai» destinato a gettare ulteriori benzina sul fuoco della polemiche politiche in municipio.
Fuoco alimentato dal botta e risposta tra gli esponenti locali del M5S – chiamati al tavolo delle trattative da Giovanni Palomba – e il segretario cittadino del Pd, il colosso del centrosinistra presente in consiglio comunale «mascherato» dai simboli-pezzotto delle liste civiche. «Accusare di immobilismo una forza politica che non siede in consiglio comunale è una freccia fuori bersaglio – commenta Salvatore Romano, segretario cittadino del Pd -. I consiglieri comunale pentastellati sanno quanto ci siamo spesi come forza extra consiliare per la città anche aprendo un tavolo con tutte le forze politiche democratiche, loro inclusi».
Quindi il fallimento della coalizione in cui militano i vari tesserati Iolanda Mennella, Vittorio Guarino e a breve nuovamente Felice Gaglione – passato dalla presidenza del consiglio comunale al capriccio di una poltrona in giunta – nonché i «simpatizzanti» Gaetano Frulio e Luisa Liguoro non riguarderebbe il Pd. Almeno, a chiacchiere.
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