Il pm anticamorra Catello Maresca ha “pieno diritto di candidarsi” alle amministrative in Campania e alle elezioni per il sindaco di Napoli, città nella quale esercita le sue funzioni di magistrato, come sostituto procuratore generale. E i contatti che ha avuto con personalità politiche, a partire da Silvio Berlusconi, per valutare la sua discesa in campo, non sono “illeciti” nè tali da pregiudicare la sua “indipendenza e imparzialità”. Parola del Csm, che con questa motivazione archivia il fascicolo sul magistrato, aperto dopo una segnalazione del Pg di Napoli Luigi Riello, per verificare se vi fossero gli estremi per l’avvio di una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, anche alla luce delle “critiche pubbliche” rivolte da Maresca al governatore della Campania per la gestione dell’emergenza Covid.
La decisione, al termine di un dibattito lungo e acceso, spacca però i consiglieri: 12 i voti a favore, 9 i contrari, e un’astensione, dopo la bocciatura sul filo di lana della richiesta di un ritorno in Commissione della pratica per ascoltare Riello e il presidente dell’Ordine degli avvocati. E se il diretto interessato, considerato il candidato in pectore più quotato del centro-destra per le elezioni di Napoli, non commenta e si limita ad assicurare che la toga sarà sempre la sua “seconda pelle”, il Pg di Napoli prima del voto del Csm dice chiaramente come la pensa: “Basta con i treni andata e ritorno tra magistratura e politica, con i pm super-star che frequentano i talk-show. Un magistrato non può candidarsi nel luogo dove esercita l’azione inquirente”. In realtà allo stato è una questione di opportunità perchè un simile divieto esiste solo per i magistrati che si presentano alle elezioni per il Parlamento. E c’è solo una norma del codice etico dell’Anm che invita i giudici a non candidarsi alle amministrative nel territorio dove esercitano le funzioni. Lo sottolinea il relatore, il laico di Forza Italia Alessio Lanzi, quando evidenzia che “l’Art.51 della Costituzione dà la facoltà ad ogni cittadino di accedere a cariche elettive”, e “il diritto di presentarsi ad una elezione amministrativa” non può essere limitato nemmeno dalla legge che affida al Csm il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale dei magistrati. “Non sappiamo nemmeno se Maresca si candiderà a sindaco di Napoli”; ad oggi tutto ciò che ha fatto e ha detto è consentito a un magistrato”, aggiunge spiegando perchè il fascicolo che lo riguarda deve essere archiviato. Ma una metà del plenum la pensa in maniera diametralmente opposta.
“La possibile candidatura di Maresca e la vicinanza all’uno o all’altro degli schieramenti politici ha destato imbarazzo nella collettività”, dice Elisabetta Chinaglia di Area, che anche in Commissione si era schierata contro l’archiviazione. “Il Csm sta commettendo un grave errore, affermando il principio che il magistrato è libero di fare campagna elettorale nel territorio in cui lavora”, avverte un altro esponente di Area, Giuseppe Cascini, che ricorda che la legge, imponendo a ai magistrati che si candidano di mettersi in aspettativa, stabilisce che non si può fare campagna elettorale mentre si esercitano le funzioni giudiziarie nello stesso territorio “proprio perché questo incide sull’immagine di imparzialità”. E Maresca “agisce e parla come un candidato”.
A loro replica Nino Di Matteo che invita a non cadere “nell’ipocrisia di fondo di prospettare che le commistioni tra magistratura e politica si realizzino con la candidatura a una carica politica”. In ogni caso qui “non c’è nessuna commistione. Il pg di Napoli non ha segnalato nessun procedimento che riguardi amministratori locali o politici, assegnato a Maresca, né vi sono segnalazioni su impropri comportamenti” del pm napoletano.