«Sta terminando la mia esperienza di governo locale. Rivendico l’impegno che ho sempre messo, per quanto riguarda i giudizi bisognerà attendere che i progetti che sono stati messi in campo si completino. Augurandomi che la nuova giunta voglia portarli avanti». Gianpaolo Scafarto oggi vedrà revocato l’incarico di assessore all’Ambiente, alla Mobilità e alla Sicurezza del Comune di Castellammare di Stabia, che ha svolto per due anni e mezzo con la giunta Cimmino, e tornerà a svolgere a tempo pieno il lavoro di maggiore dei carabinieri. «Ho ringraziato il sindaco, ma lascio con dispiacere», sostiene.
Scafarto, ce l’ha con Cimmino?
«No, mi ha concesso un’opportunità che mi ha consentito di accrescere il mio bagaglio professionale».
Però dice che è dispiaciuto.
«Perché ci ho messo grande impegno e avrei voluto veder realizzati i progetti sui quali ho lavorato, attendendo il giudizio della gente».
Beh, in realtà c’è chi l’ha già bocciata per il Piano Urbano di Mobilità.
«Un giudizio vero su questo piano potrà esserci solo quando sarà completato».
Il traffico degli ultimi mesi non è dipeso dal cambio dei sensi di marcia?
«Guardi, io sono stabiese. Il traffico lo subiamo da decenni. Se vogliamo parlare di Piano Urbano di Mobilità dobbiamo fare un discorso più complessivo».
Facciamolo.
«Purtroppo la maggioranza delle persone associa la mobilità alla circolazione delle auto, mentre in realtà ingloba anche il trasporto pubblico, la sosta e i parcheggi, gli spostamenti a piedi e con la bici».
L’accusa principale riguarda proprio l’assenza di parcheggi.
«Le cito, come esempio, i dati del parcheggio delle Fs che è quello più grande del centro cittadino. Quotidianamente ha un indice di utilizzo tra il 20 e il 30 per cento degli stalli disponibili e satura per appena 26 giorni all’anno».
Secondo lei non servono nuovi parcheggi?
«La società che gestisce quel parcheggio alla nostra richiesta di disponibilità ad ampliarlo ci ha risposto che numeri alla mano non ce n’è bisogno, se non viene attivato un piano di mobilità. Hanno un progetto per portare quell’area da 240 a 440 posti auto, ma oggi non gli conviene realizzarlo. Può essere un esempio che vale anche per altri progetti simili, ecco perché dico che senza l’attuazione vera del Pum è impossibile giudicarlo».
Scafarto, però per quel parcheggio non è stato aperto nemmeno il varco da Traversa Mele in modo da non far arrivare in centro chi viene da via De Gasperi.
«Ieri la società ha depositato le integrazioni al progetto richieste dal Comune, attendiamo il parere della commissione paesaggistica e poi partono i lavori».
Parliamo del trasporto pubblico locale, allora. Lo ritiene adeguato?
«Abbiamo ottenuto che le navette in città passassero dalle vecchie 5 alle attuali 8, che diventeranno 9 quando sarà riattivata quella delle Terme. Poi ci sono altri progetti che stavamo portando avanti».
Tipo?
«Faremo parte di un progetto pilota di Eav ed Enel X che punta ad elettrificare la flotta. Praticamente avremo dei pullman che non inquinano».
Solo questo?
«No. E’ già in piedi il progetto di rifunzionalizzazione della tratta ferroviaria Castellammare-Gragnano, con un sistema di trasporto leggero che farà 5 fermate».
Ci vorranno anni per vedere realizzati questi progetti.
«Spesso sento accuse sulla mancata visione della città. Ecco, il Pum le sconfessa, perché guarda a Castellammare tra vent’anni».
Ma lei ci crede davvero così tanto?
«È il modello di mobilità che si intende perseguire che definisce l’obiettivo del modello di città».
Sta dicendo che senza una mobilità adeguata è impossibile immaginare uno sviluppo turistico?
«Se si vuole perseguire questa strategia di sviluppo, bisogna rimuovere le cause che mortificano la città e le sue notevoli potenzialità di sviluppo. Tra queste cause rientra il traffico che soffoca la città».
Tra le altre cause c’è la sicurezza.
«La politiche di sicurezza ormai dal 1981, con la legge 121, sono di competenza delle forze dell’ordine».
Scafarto, se ne sta lavando le mani?
«No, assolutamente. Ma a un sindaco o un assessore spetta il compito di indirizzo politico».
Quindi su cosa avete inciso?
«Per quanto riguarda il sistema di videosorveglianza abbiamo dato indirizzo di adeguare e implementare gli impianti fin dall’inizio del mandato. E mi consenta di dire che le ztl e le aree pedonali servono anche a garantire la sicurezza. Non lo dico io, ma i dati relativi ai reati a livello nazionale».
Beh, per quanto riguarda le telecamere c’è la vicenda del pestaggio del carabiniere in villa che è emblematica. Non ci fossero state quelle dei privati…
«Vero, è stato un episodio grave. Però bisogna ricordare tutto di quella vicenda».
Cosa intende?
«Quell’episodio è nato per via di delinquenti che percorrevano il lungomare in scooter e hanno cominciato a picchiare due ragazzi per un banale incidente. E il carabiniere che ha avuto il coraggio di intervenire ha dovuto attendere per oltre 40 minuti l’arrivo di un’ambulanza che era rimasta bloccata nel traffico. Sa qual è il problema? Che mobilità e sicurezza sembrano temi distanti e invece sono molto più vicini di quanto si possa pensare».
Scafarto, non penserà mica di essere un incompreso?
«No, ci mancherebbe. Abbiamo commesso qualche errore di comunicazione nell’illustrare quello che era il nostro piano di mobilità e abbiamo scontato la difficoltà di incidere su abitudini consolidate come quella di prendere l’auto o lo scooter anche per percorrere poche centinaia di metri, senza poter contare sull’apporto di associazioni che pensano a curare il proprio orticello e non si rendono conto che alla fine sono proprio loro a non avere una visione per il bene e lo sviluppo della città».
Si riferisce all’Ascom?
«Sa cos’è? Il direttivo dell’Ascom è quello che dichiara di non essere contrario alla Ztl, ma poi fa sondaggi online chiedendo “siete d’accordo con la Ztl?”. Sono le stesse persone che si sono vantate con il sottoscritto di aver fatto un accordo elettorale con il candidato, poi eletto sindaco, Luigi Bobbio per la non attuazione della Ztl nel 2010».