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Dia: welfare della camorra per accrescere il consenso. Le mani dei clan su green e sanità
CRONACA
24 febbraio 2021
Dia: welfare della camorra per accrescere il consenso. Le mani dei clan su green e sanità
Redazione

La camorra consolidare il proprio consenso sociale attraverso svariate modalità di assistenzialismo economico, sanitario e alimentare, oppure elargendo prestiti di denaro a titolari di attività commerciali di piccole-medie dimensioni o creando i presupposti per fagocitare strumentalmente quelle più deboli, utili per il riciclaggio e il reimpiego di capitali illeciti. Lo evidenzia la Direzione investigativa antimafia nell’ultima Relazione semestrale. “Le ingenti risorse economiche di cui la camorra dispone – rileva la relazione – diventano quindi lo strumento ideale per proporre un ‘intervento’ potenzialmente molto più rapido ed efficace rispetto a quello dello Stato, una sorta di welfare porta a porta, utile per accrescerne il consenso”. E le indagini confermano come alcuni gruppi criminali, “piuttosto che imporre le estorsioni, preferiscano entrare in società con gli imprenditori che sono così costretti a diventare l”immagine pulita’ dell’attività economica”. La straordinaria capacità dei clan più strutturati di farsi impresa, prosegue la Dia, “è una potenzialità attraverso la quale la camorra potrebbe trarre ulteriore giovamento grazie anche alle prossime erogazioni di denaro pubblico, ad esempio, a sostegno del settore sanitario, della filiera agro-alimentare, del comparto turistico alberghiero e della ristorazione”.

La pandemia di Covid-19 rappresenta una “grande opportunità” per le mafie e lo snellimento delle procedure d’affidamento degli appalti e dei servizi pubblici comporterà “seri rischi di infiltrazione mafiosa dell’economia legale, specie nel settore sanitario”. E’ poi “oltremodo probabile” che i clan tentino di intercettare i finanziamenti per le grandi opere e la riconversione alla green economy. L’allarme è contenuto nell’ultima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia), che evidenzia seri rischi di infiltrazione e la crescita di riciclaggio e corruzione.

Le indagini raccontano di una criminalità organizzata che durante il lockdown ha continuato ad agire sottotraccia, con un calo delle “attività criminali di primo livello” (traffico di droga, estorsioni, ricettazione, rapine), ma un aumento al Nord ed al Centro dei casi di riciclaggio e, al Sud, i casi di scambio elettorale politico-mafioso e di corruzione. Stabile l’usura, fattore sintomatico di una pressione “indiretta” comunque esercitata sul territorio. Si tratta, segnala la Dia, “di segnali embrionali che, però, impongono alle Istituzioni di tenere alta l’attenzione soprattutto sulle possibili infiltrazioni negli Enti locali e sulle ingenti risorse destinate al rilancio dell’economia del Paese”. Sono cresciute anche le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) pervenute alla Direzione rispetto allo stesso periodo del 2019. Un dato, viene sottolineato, “indicativo se si considera il blocco delle attività commerciali e produttive determinato dall’emergenza Covid della scorsa primavera”.

La disponibilità di liquidità delle cosche punta ad incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà, con il rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole “possano essere fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”. Diventa pertanto fondamentale, si legge nella Relazione, “intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a ‘rilevare’ le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il welfare criminale ed avvalendosi dei capitali illecitamente conseguiti mediante i classici traffici illegali; dall’altro, a drenare le risorse che verranno stanziate per il rilancio del Paese”.

Da Nord a Sud, infatti, il comune denominatore delle strategie mafiose, in questo periodo più di altri, pare collegato alla capacità di operare in forma imprenditoriale per rapportarsi sia con la Pubblica Amministrazione, sia con i privati. Nel primo caso per acquisire appalti e commesse pubbliche, nel secondo per rafforzare la propria presenza in determinati settori economici scardinando o rilevando imprese concorrenti o in difficoltà finanziaria. La Dia parla di “propensione per gli affari che passa attraverso una mimetizzazione attuata mediante il “volto pulito” di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalità d’azione silente che non desta allarme sociale”.

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