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Covid, la guerra che ha cambiato medici e ospedali
CRONACA
6 marzo 2021
Covid, la guerra che ha cambiato medici e ospedali
Redazione

Hanno dovuto affrontare un nemico nuovo e invisibile, che ha da subito scardinato quasi tutte le loro certezze. Una guerra che hanno combattuto all’inizio disarmati, senza poter contare su mascherine e dispositivi di protezione, ma affidandosi solo all’intuizione e grande spirito di abnegazione. Sono stati chiamati eroi, angeli, poi quando i contagi hanno ripreso a salire dopo l’estate, sono stati spesso insultati.

Il 2020 è stato un anno difficilissimo per i medici e gli infermieri italiani degli ospedali, di servizio sulle ambulanze o negli studi, in particolare dei medici di famiglia, che hanno pagato un conto molto salato: 323 quelli uccisi dal virus SarsCov2, migliaia i contagiati dal 21 febbraio 2020. La pandemia ha da subito messo in crisi gli ospedali, costringendo a chiudere e isolare quelli dove si scoprono i primi focolai di Covid, come a Codogno (Lodi) e Schiavonia (Padova). Il dilagare del virus costringe presto a ridisegnare la gestione dei posti letto e rimandare visite ed esami non urgenti nei primi mesi del lockdown.

I risultati di un decennio di tagli e blocco del turn over dei camici bianchi appaiono subito evidenti: mancano letti e medici. Già dal 22 febbraio il presidente degli ordini dei medici, Filippo Anelli, chiede a tutti i colleghi a mettersi a disposizione per sopperire a carenze. Appelli ripetuti costantemente. A marzo oltre 7200 medici rispondono alla chiamata per creare una task force da mandare a supporto delle regioni del nord, le più colpite. Arrivano anche medici da Cuba, Cina, Venezuela e Russia. Si fanno bandi per assunzioni straordinarie, gli specializzandi vengono chiamati a dare aiuto. Per gli italiani sono medici e infermieri i nuovi eroi: escono sui balconi ad applaudirli, fanno flash mob. Nasce l’inno dei medici sulle parole di Mogol. Continuano però a ripetersi le denunce dei medici che mancano dispositivi di protezione, respiratori, ventilatori e filtri, tanto che c’è chi a Parma costruisce un respiratore usando una maschera da snorkeling.

I reparti vengono riorganizzati per rafforzare fino al 100% i posti in terapia sub-intensiva e del 50% nelle terapie intensive. A Milano, Bergamo e nelle Marche si costruiscono nuovi padiglioni nelle Fiere. Per aiutare gli ospedali scattano tantissime raccolte fondi, lanciate da associazioni, gente comune e persone del mondo dello spettacolo. Il Governo stanzia più fondi per gli ospedali e il personale, chiama in soccorso anche medici militari e di strutture private. A giugno tra i 56 eroi premiati dal presidente della Repubblica, Sergio Matteralla, molti sono i medici che si sono distinti nella lotta al virus.

In estate però i contagi calano, la gente vuole dimenticare i mesi terribili del lockdown in vacanza e non si rispettano le misure di distanziamento. Ecco così che in autunno arriva, come previsto, la seconda ondata di contagi, questa volta in tutta Italia. I medici ora non sono più eroi, c’è chi viene insultato. Il Covid è diffuso ovunque e la stanchezza e lo stress dei mesi passati pesano come macigni. Le foto dei medici italiani arrivano anche sul New York Times.

Il 20 febbraio si celebra la prima Giornata del personale sanitario, ma a un anno dalla pandemia l’incubo non è finito. L’avvio della campagna vaccinale, troppo lenta, non riesce ad arginare il dilagare delle varianti del virus che fanno schizzare nuovamente i casi. E’ iniziata la terza ondata.

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