E’ sulle prime pagine dei giornali del Nord da qualche settimana. Alfonso D’Ambrosio, 43 anni, originario di Angri, dirigente scolastico di Lozzo Atestino, profondo Veneto, ha deciso di accompagnare gli studenti a scuola con la propria auto. Una decisione che il preside, una laurea in fisica e un lungo curriculum da professore, spiega così: «Il 12 marzo diventiamo zona rossa. Le dico la verità non ce l’aspettavamo. Nelle scuole che formano il mio istituto avevamo avuto zero casi. Così avviso i comuni informalmente per predisporre un servizio di trasporto sia per gli studenti con bisogni educativi speciali, sia per quella parte normodotata che come prevede la legge può partecipare alle lezioni». I tempi burocratici sono lenti e si rischia di non riaprire le aule.
«Ho chiesto ai genitori chi avrebbe mandato i figli a scuola. Ho capito che c’era un po’ di paura. A quel punto quando mi sono reso conto che si trattava di una decina di studenti e che, in più, rischiavano di non andare a scuola per problemi burocratici, mi sono organizzato io». E se al preside D’Ambrosio si chiede perché lo abbia fatto, risponde così: «Ho detto a un’alunna che me lo chiedeva che lo facevo perché lei un giorno lo avrebbe fatto più e meglio di me».
Nella giornata di ieri, poi, si è chiusa anche una vicenda che aveva visto protagonista il preside di origini campane. “Colpevole” di aver criticato la decisione di chiudere le scuole contestando l’assenza di una relazione significativa tra curva epidemiologica e contagi nelle scuole. “Per queste critiche, che solo ieri sono state riconosciute come costruttive e legittime ho avuto un procedimento disciplinare. Che ieri è caduto». Alfonso D’Ambrosio chiede che le scuole non chiudano: «Sento dire spesso che bisogna chiudere tutto per salvare il lavoro e l’economia. Tutto giusto, ma chi risarcirà il tempo perso per una generazione di studenti. Per un bimbo di 7-8 anni, un anno è un tempo in termini di relazione pari a un decimo della sua vita. Io ho investito 100mila euro in tecnologia per rendere la scuola sicura. E per renderla aperta».