Torre del Greco. Una nota inviata dal collegio dei revisori dei conti al responsabile dell’area finanziaria del Comune allunga nuova ombre su palazzo Baronale. è destinata a scatenare malumori e polemiche la missiva con cui Alessandro Cioffi, Marcello Benincasa e Antonio Garzo chiedono chiarimenti sulla «delibera dei veleni» relativa al bilancio di previsione – provvedimento finito al centro di un esposto per falso in atti pubblici presentata dagli esponenti dell’opposizione alla procura di Torre Annunziata – e invitano il sindaco Giovanni Palomba a illustrare le ragioni alla base della richiesta di invio di una commissione d’accesso in municipio inoltrata al prefetto di Napoli, Marco Valentini.
Procediamo con ordine: la lettera del collegio dei revisori dei conti ruota intorno al «giallo» degli agenti contabili sollevato in consiglio comunale dagli ex dissidenti della maggioranza. Successivamente pronti a mettere nero su bianco i propri dubbi, sollevando l’ipotesi di un reato di falso in atti pubblici. Di qui, la richiesta dei tre professionisti di conoscere i soggetti legittimati a effettuare le operazioni di maneggio del denaro per l’esercizio finanziario 2021 e la determina dei dirigenti di ogni settore comunale di approvazione del rendiconto del primo trimestre 2021. Fino a qui, la vicenda relativa a numeri e procedure.
Perché la seconda parte della missiva firmata dai «contabili» di palazzo Baronale riguarda lo «spettro» degli 007 agitato dopo l’arresto dell’ex consigliere comunale Mario Buono, travolto dalla seconda ondata dello scandalo voto di scambio alle elezioni del 2018: «Si è appreso che il sindaco di Torre del Greco ha fatto specifica richiesta al prefetto di commissione d’accesso presso l’ente comunale – prosegue la nota -. Attesa la delicatezza della questione si chiede di essere informati con ogni sollecita urgenza circa le circostanze che hanno indotto il primo cittadino a procedere con tale richiesta e, soprattutto, le azioni che l’amministrazione comunale ha posto oppure porrà in essere a fronte di tale ipotizzata minaccia».
Chiaro l’obiettivo: cercare di capire se l’azione – suggerita dal neo-alleato Nello Formisano – fosse un mero spot politico di «trasparenza e legalità» oppure nasconda una reale preoccupazione sulla situazione di palazzo Baronale: «Vogliamo tutelare la nostra azione – concludono i revisori – e avere una maggiore serenità operativa e gestionale nell’analisi degli atti».
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