La ricerca italiana scalda i motori per prepararsi ad affrontare il più grande programma di ricerca mai varato dalla Commissione Europea, Horizon Europe: si tratta di raccogliere una sfida mai affrontata in precedenza e nella quale anche l’industria è chiamata ad avere un ruolo di primo piano. “E’ una sfida complessa non solo per le novità, che riguardano in particolare la ricerca industriale”, ha detto il ministro per l’Università e la Ricerca, Maria Cristina Messa. La posta in gioco è la competitività ed è una partita nella quale anche le istituzioni sono chiamate a un ruolo fondamentale, perché anche le piccole e medie aziende siano in grado di rispondere ai tre grandi obiettivi del nuovo programma quadro. “Per questo il ministero dell’Università e la Ricerca e il ministero dello Sviluppo economico devono cercare di dare tutto il supporto possibile perché l’industria abbia tutti gli strumenti necessari per partecipare”. Sono molti i settori innovativi nei quali l’Italia ha le carte per competere, come le tecnologie quantistiche e la biomedicina: “sono entrambi settori nei quali siamo molto forti”, ma per il ministro l’Italia “può contare anche su una micro-industria innovativa, data dalle spinoff delle università, dal settore dell’ICT fino alle scienze dei materiali e alle scienze sociali: sono tante discipline e tutte innovative.
A livello macro possiamo contare sulla ricerca in settori cruciali come biodiversità, i beni culturali e il mare”. Parallelamente a Horizon Europe, altri due programmi nazionali si preparano a dare nuova linfa alla ricerca italiana: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e il Piano Nazionale della Ricerca. In quest’ultimo “abbiamo sottolineato l’importanza di fare massa critica e di creare delle reti, adesso dobbiamo fare altrettanto in Europa”, ha detto il ministro. “Vinceranno le reti”, ha aggiunto, ma sappiamo come la ricerca in Italia sia “poco organizzata a sistema”. Per realizzare questo obiettivo “il ministero va rafforzato: servono personale e strutture che facciano da guida per università, enti di ricerca, privati e industria, che incentivino a creare una filiera e sappiano tenerla insieme”. Restano poi da “individuare colli di bottiglia e ostacoli da rimuovere”, va promossa la semplificazione e vanno realizzate riforme, alla luce dei programmi legati al Recovery Plan. Per questo il programma dei prossimi mesi è davvero intenso: il PNR è pronto e potrebbe partire prima dell’estate; in settembre è previsto l’avvio dei centri nazionali previsti dal PNRR, così come si lavorerà sulle tecnologie abilitanti, al bando per i giovani ricercatori e all’avvio dei Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN); a fine anno, poi, partirà il Fondo Italiano per la Scienza, “che ben si sposa con il fondo giovani in quanto hanno un meccanismo simile”. Nutrito anche il programma relativo all’edilizia, con interventi di ristrutturazione e realizzazione di infrastrutture. Le novità in arrivo, ha concluso il ministro, sono tante e tali che fin da ora richiedono “un programma informativo capillare” il cui avvio è “imminente”