Il momento del dolore per la perdita di tante giovani vite e quello della rabbia, legato agli sviluppi delle indagini sui motivi della tragedia, lasciano spazio all’ora del ricordo per le 14 vittime del Mottarone. A Varese, nella chiesa di Santa Maria Madre dei Poveri del quartiere di San Fermo, si sono svolte nel pomeriggio le esequie di Alessandro Merlo e Silvia Malnati, i due fidanzati di 29 e 27 anni che domenica avevano preso la funivia di Stresa per una gita fuori porta e per godersi la giornata di sole. Le prime esequie in Italia, dato che sono state celebrate in Israele quelle di Amit Biran, della moglie Tai, dei loro nonni e del piccolo Tom. Lacrime, pianti (strazianti le urla prima della cerimonia di Enza, la madre di Silvia), ma anche tanta compostezza da parte delle oltre duemila persone che, anche prendendo posto nel piazzale antistante la chiesa, hanno voluto dare l’addio ai due inseparabili ragazzi. Anche nell’ultimo viaggio, Silvia e Alessandro sono arrivati assieme, l’una accanto all’altro, dentro due bare di legno chiaro ricoperte di fiori.
Così come uniti e portati a spalla dagli amici più cari, con la loro canzone preferita, ‘Destri’ di ‘Gazzelle’ sullo sfondo, sono stati accompagnati verso Giubiano, il cimitero monumentale di Varese. “Ci avete riempito la vita di emozioni, siamo fieri di aver fatto parte di voi. Rimarrete in eterno con noi e nei nostri cuori. Fate buon viaggio Amici. Questo non è un addio ma un arrivederci” hanno scritto su uno striscione, affisso insieme ad una gigantografia della coppia fuori dalla chiesa. Nel corso della cerimonia, toccante il ricordo di Luca Malnati, il fratello di Silvia, che, oltre a parlare di Alessandro come di un secondo fratello, ha salutato la “sorellina”, dicendole “Il tuo brother è fiero di te. Dicevi sempre c’era tempo. E invece no.
Ti sei sempre data da fare per la famiglia con il sorriso sulle labbra e al tuo fianco avevi una persona stupenda che si prendeva cura ogni giorno di te. Con mamma e papà cercheremo di farci forza l’un l’altro così che sarai ogni giorno con noi”. “Due vite stroncate da errore umano, negligenza e incompetenza – ha detto nell’omelia monsignor Giuseppe Vigezzi, vicario episcopale di Varese -. Sbagli che provocano sofferenze terribili e che non devono capitare più”. Più personale, invece il ricordo di don Carlo Garavaglia, parroco di San Fermo, che ha augurato loro buon viaggio e ha parlato “di un arrivederci e non di un addio”. Nel corso della cerimonia, è stato letto anche un messaggio inviato ai parenti delle vittime da Papa Francesco (“esprimo vicinanza e senso di cordoglio pensando con commozione alle tante vite spezzate”, assicurando “preghiera per quanti scomparsi e per chi li piange”) e quello fatto pervenire dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.
La cabina caduta a ‘folle velocità’
Dovrà redigere una relazione dettagliata “nel più breve tempo possibile” la Commissione di esperti nominata dal ministero delle Infrastrutture per individuare le cause tecniche e organizzative dell’incidente della funivia del Mottarone. Lo ha ribadito il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, nell’informativa urgente alla Camera su quanto accaduto domenica scorsa. Un documento di nove pagine che, dopo il blitz lunedì a Stresa del ministro, ricostruisce nei particolari la discesa a “folle velocità” – come gli inquirenti l’hanno definita – della cabina n.3, le sue caratteristiche tecniche e la normativa vigente sui controlli. Una “grande ferita per il Paese”. Così il ministro Giovannini definisce la tragedia in cui sono morte quattordici persone, tra cui due bambini. Sono passate da poco le ore 12 del 23 maggio quando la cabina è precipitata al suolo. “Dalle prime ricostruzioni appare che l’incidente sia stato innescato dal cedimento del cavo di traino della cabina nel tratto prossimo all’arrivo alla stazione, in vetta alla montagna”. Il resto l’ha fatto il “mancato intervento del freno sulla fune portante”, causato dalla presenza della cosiddetta ‘forchetta’. Così, “dopo essere retrocessa velocemente lungo la via di corsa, ha urtato il pilone di sostegno”, il numero 3, ed è precipitata nel vuoto. Entrata in funzione nel 1970, l’impianto del Mottarone è una funivia bifune a va-e-vieni. Si sviluppa su una lunghezza di 2.338 metri per il tronco inferiore, quello Stresa-Alpino, e di 2.999 metri quello superiore, Alpino-Mottarone, con dislivelli rispettivamente di 604 e 577 metri. La relazione del ministro Giovannini si sofferma, in particolare, sui freni e sulla rottura della fune, i due aspetti su cui si concentra anche l’attenzione degli inquirenti. “Una riduzione della tensione o un suo annullamento dovuto alla rottura della fune traente, peraltro un evento molto raro nell’esperienza italiana, provoca automaticamente l’intervento del freno e l’arresto del veicolo – spiega -. Parimenti un’avaria che provoca la perdita di pressione nel circuito idraulico comporta l’intervento del freno. La perdita della pressione nel circuito idraulico comporta il rilascio della molla e la chiusura del freno con conseguente azione frenante sulla fune portante”. Quanto ai controlli, infine, Giovannini ricorda che “sono previsti in capo all’esercente l’esecuzione di ispezioni annuali, di controlli giornalieri, settimanali e mensili”. E che “in caso di interruzione per periodi superiori a un mese, qual è quella determinata dall’emergenza sanitaria in corso, prima della ripresa del servizio è necessaria l’effettuazione da parte del gestore di specifici controlli”, conclude ricordando che “in base alla normativa tecnica vigente, la prossima visita da parte dell’USTIF”, l’Ufficio Speciale per i Trasporti ad Impianti Fissi, “era calendarizzata per il corrente anno”.