Napoli. Su decisione della Corte di Cassazione è stato rinviato a una nuova sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli il processo di secondo grado sull’omicidio di Gennaro Cesarano, detto Genny, vittima innocente della camorra, assassinato per errore in piazza Sanità, a Napoli, ad appena 17 anni, il 6 settembre del 2015.
Per quella tragica morte, rispettivamente il 6 dicembre 2017 e l’11 luglio 2019, sono stati condannati all’ergastolo prima dal gup di Napoli Alberto Vecchione e poi dalla IV sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli Antonio Buono (difeso dall’avvocato penalista Enrico Di Finizio), Luigi Cutarelli (difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono), e Ciro Perfetto (difeso dall’avvocato Annalisa Senese).
“La strategia del collegio difensivo – fa sapere l’avvocato Enrico Di Finizio – è stata finalmente presa in considerazione. Sembrava di palese evidenza che l’omicidio del povero Genny Cesarano fosse stato eseguito nell’immediatezza di una ‘stesa’ (raid a colpi d’arma da fuoco, ndr) subìta e non fosse stato il frutto di un proposito premeditato”.
La ritorsione fu ordinata da Carlo Lo Russo, collaboratore di giustizia ed ex esponente di vertice dell’omonimo clan, per uccidere elementi del gruppo malavitoso rivale guidato da Pietro Esposito che gli contendeva il controllo degli affari illeciti nell’antico quartiere napoletano della Sanità.
La pioggia di fuoco scatenata dai killer (24 i colpi di pistola esplosi quella notte) avrebbe dovuto raggiungere Antonio Mazzarelli, Dario Mattei, Giuseppe Ferraiuolo e Raffaele Bacio Terracino che, invece, riuscirono a mettersi in salvo. Genny, estraneo alle dinamiche camorristiche della zona e quindi vittima innocente della camorra, fu colpito ed ucciso mentre era seduto su una panchina della piazza.
Ora in quella piazza, sul luogo dov’è morto, una statua lo ricorda.
Per la morte di Gennaro Cesarano, detto Genny, vittima innocente della camorra, il 6 dicembre 2017 sono stati condannati all’ergastolo, dal gup di Napoli Alberto Vecchione, Antonio Buono (difeso dall’avvocato penalista Enrico Di Finizio), Luigi Cutarelli (difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono), Ciro Perfetto (difeso dall’avvocato Annalisa Senese) e anche Mariano Torre.
Sedici anni di reclusione furono inflitti, invece, al mandante del raid, Carlo Lo Russo, bosso dell’omonimo clan e collaboratore di giustizia. L’11 luglio 2019, la IV sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli, confermò la pena dell’ergastolo per tre dei quattro imputati e per il mandante, ma decise di ridurre la pena, dall’ergastolo a 16 anni, per Mariano Torre, il quale, con una lettera di scuse alla famiglia Cesarano, annunciò in sostanza l’avvio di un percorso di collaborazione con la giustizia.