Cercasi candidato sindaco disperatamente. A Milano, ma anche a Bologna e a Napoli, dove la partita non è ufficialmente chiusa. Nel centrodestra continua l’apparizione dei ‘quasi’ candidati sindaci – tutti civici – specie nel capoluogo lombardo, che ne colleziona uno a settimana. Complici le rivalità nella coalizione e i dubbi su chi possa davvero strappare la città a Beppe Sala. Così dopo il passo indietro di Oscar di Montigny pochi giorni fa, il ‘forse’ sul presidente della Fondazione Pubblicità progresso, Andrea Farinet, spunta ora Luca Bernardo. Sul direttore del reparto di pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano si spostano le attenzioni dei tre alleati. Lui risponde onorato: “Se mi chiamassero, sarei disponibile”, perché “Milano mi ha dato tanto e, se posso ricambiare, lo faccio col cuore”. Ma precisa: “Nessun partito mi ha chiesto nulla”.
Nel frattempo, a parte le candidature a Roma e in Calabria, un mese di annunci e rimpalli è passato e probabilmente slitterà alla prossima settimana l’incontro fra i big dei tre partiti sui tasselli mancanti. Sembra mettere fretta Giorgia Meloni: “Bisogna decidersi, dipende da noi”, ammette la leader di Fratelli d’Italia che incalza: “Insisterò per vederci rapidamente”. Salvini, invece, ripete il mantra sui tempi (“Entro la settimana decidiamo la squadra”) e da Bologna ironizza sull’inflazione di nomi: “Meglio abbondare!”. In bilico è ora la corsa di Catello Maresca a Napoli, il magistrato in aspettativa che di recente ha fatto storcere il naso a Forza Italia e FdI per le distanze prese dai simboli di partito. Nessuno dei due lo sosterrà senza il proprio logo. Al contrario della Lega: “Prima viene Napoli, poi i simboli perché la città non merita di essere colonia del Pd”, spiega Salvini. Meloni non molla e ricorda che in Campania c’è anche la carta dell’avvocato Sergio Rastrelli, figlio di Antonio che ha governato la Regione negli anni ’90 e figura storica del Msi. E la definisce “una candidatura autorevolissima”. A questo punto la palla sta a Maresca che, consapevole, osserva: “Credo che tra qualche giorno dovrò trarre le conclusioni”. Nessuna scelta nemmeno a Bologna, a parte i rumors fermi agli imprenditori Fabio Battistini e Roberto Mugavero.
Ma il leader leghista azzarda: “Ho chiesto ai miei responsabili che la Lega sia forza trainante del centrodestra e poi ce la giochiamo al ballottaggio”. Sullo sfondo restano le divisioni sul partito unico del centrodestra: non si sposta di un millimetro FdI, contraria al sogno di Berlusconi in vista del 2023, ma nemmeno gli azzurri. E il numero due del partito Antonio Tajani garantisce ai ‘suoi’ che FI “non si farà marginalizzare”.