L’operazione che ha portato all’arresto di 18 persone attive nel business dei datteri di mare è solo il primo atto di un’inchiesta molto più ampia. Nel primo filone sono indagate, a vario titolo, 113 persone. Ma spulciando gli atti dell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata spuntano almeno altri 200 nomi di persone che direttamente o indirettamente acquistavano datteri di mare dal gruppo guidato da Giuseppe Viola, considerato al comando dell’organizzazione che depredava la costa tra Castellammare e la penisola sorrentina, piazzando poi i molluschi in tutta Italia.
Nel lunghissimo elenco di consumatori del frutto di mare proibito c’è di tutto. Spuntano fuori i nomi di notai, avvocati, politici, medici, avvocati e imprenditori. Non mancano ovviamente ristoratori e chef pronti a offrire i molluschi vietati ai loro clienti. Tutti a caccia dei datteri di mare che venivano garantiti dall’organizzazione criminale che aveva base tra Castellammare e Torre Annunziata e veniva gestita proprio come una piazza di spaccio di stupefacenti. Durante le battute di pesca c’era chi si occupava solo della guida dei natanti e i pali che dall’alto o dal mare lanciavano l’allarme in caso di arrivo delle forze dell’ordine. Una volta procurati i datteri si mettevano in moto i broker che dovevano piazzarli ai clienti. Tra i punti di riferimento c’erano sicuramente le pescherie, in particolare tra Castellammare, Torre Annunziata e l’area vesuviana, ma dagli atti delle indagini spunta fuori un sistema più diffuso che talvolta vedeva i clienti andare a ritirare il prodotto all’interno di un salone di barbiere piuttosto che di una lavanderia. Tantissimi i clienti diretti che magari si rivolgevano a qualche intermediario che aveva contatti con il gruppo di datterai. Ma il vero salto di qualità è stato compiuto quando l’organizzazione è riuscita a piazzare i molluschi nei ristoranti, capaci di ordinare anche decine di chili alla volta, per servirli al tavolo di clienti facoltosi.
Decine i ristoranti individuati nell’area vesuviana e flegrea, che facevano riferimento ai broker della zona. Ma per capire quanto si fosse allargato il giro basta pensare che l’organizzazione aveva ormai contatti diretti in Liguria, Puglia e Lombardia. I datteri di mare venivano all’interno di pacchi confezionati da una società di spedizioni compiacente della periferia nord di Castellammare. Finora di questo giro enorme di clienti è venuto fuori solo una piccola parte. La guardia costiera dall’inizio delle indagini, nel 2017, ha dovuto condurre accertamenti su quasi 2.000 persone. La maggior parte clienti. Di questi – stando a quanto viene fuori dagli atti – almeno 300 sarebbero i consumatori abituali di datteri di mare. Bastano questi numeri per far comprendere come l’inchiesta sia tutt’altro che chiusa dopo gli arresti di mercoledì scorso. E presto potrebbero esserci ulteriori sviluppi nei confronti di chi in questi anni non ha proprio saputo rinunciare al frutto proibito.