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Torre del Greco, otto assessori «stranieri» nominati in giunta: così Palomba mortifica la città
La «legione straniera» a palazzo Baronale
CRONACA
13 ottobre 2021
Torre del Greco, otto assessori «stranieri» nominati in giunta: così Palomba mortifica la città
Alberto Dortucci

Torre del Greco. L’ultima in ordine di tempo è stata Antonella Esposito, la psicologa cacciata a maggio dalla giunta di Castellammare di Stabia e ora «ripescata» per l’esecutivo di palazzo Baronale. Ma la passione del sindaco Giovanni Palomba per gli «assessori forestieri» era stata chiara già dal luglio del 2018, quando – al primo giro di nomine – all’interno dell’esecutivo cittadino entrarono il poliziotto Pietro De Rosa da Capaccio a cui venne affidata la patata bollente dei rifiuti e Luisa Refuto, candidata con la lista civica Il Cittadino e residente a Torre Annunziata.  Sono passati 40 mesi e, intanto, lo storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio ha firmato la bellezza di 24 decreti. Ma mantenendo sempre sostanzialmente costante la «quota stranieri».

La linea «esterofila»

Se la media-nomine è in linea con il record stabilito dal «mangia assessori» Ciro Borriello durante il primo mandato a palazzo Baronale, il sindaco Giovanni Palomba si conferma nettamente più «esterofilo» del suo predecessore. Su 24 assessori sbarcati in Municipio, infatti, otto – fino alla nomina – avevano visto il Comune di Torre del Greco solo su Google Maps: in pratica, il 30% dei politici chiamati a portare avanti il «programma» della carovana del buongoverno uscita uscita vincitrice dalle elezioni delle 20 euro non conosceva peculiarità e criticità del territorio. E in qualche caso è tornato a casa senza fare passi avanti.

Gli «stranieri» ai rifiuti 

Se Luisa Refuto è rimasta in carica circa due anni e mezzo in giunta – ultima superstite del primo esecutivo, arrivata a conquistare i galloni da vicesindaco – i restanti rappresentanti della «legione straniera» hanno resistito il tempo di un rimpasto, spazzati via dai primi venti di crisi in maggioranza. L’apripista delle lettere di dimissioni «per ragioni personali» fu proprio Pietro De Rosa: all’ex primo dirigente del commissariato di polizia bastarono sei mesi per fiutare l’aria del settore rifiuti e salutare l’allegra compagnia. Stesso copione per i suoi successori, tutti arrivati dalla provincia di Napoli per gestire il settore Nu della quarta città della Campania: prima Giovanni Marino – ex vicesindaco e oggi consigliere comunale di San Giorgio – e poi Raffaele Arvonio, capo dell’assise a Cicciano, si sono scrollati di dosso il peso della delega all’ambiente. Un peso sopportato dall’avvocato Immacolata Marra di Napoli – a marzo prima scelta del trasformista Luigi Mele, poi costretto a ripiegare sull’ex forzista Cinzia Mirabella – meno di un mese. Quattro assessori «stranieri» alla Nu, i cui risultati – ancora oggi – sono sotto gli occhi di tutti.

La grana sociale   

Mai gestita «in house» anche la delicata delegata alle politiche sociali, dove – archiviata l’esperienza tutto sommato positiva di Luisa Refuto – a inizio anno, indicata da Antonio D’Ambrosio e da Alessandra Tabernacolo, era arrivata l’avvocato Maria Pirozzi da Torre Annunziata. Presentata come una «esperta in materia» era subito entrata in rotta di collisione con gli uffici e la sua presenza in Comune è diventata impalpabile. Al punto da convincere l’ex capo di gabinetto di Ciro Borriello a puntare su un’altra «straniera», appunto la stabiese Antonella Esposito. Con buona pace dei politici e dei professionisti della quarta città della Campania.

@riproduzione riservata

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