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Voto di scambio a Torre del Greco, in aula il figlio del boss accusa i poliziotti e «salva» Piccirillo
Ciro Piccirillo e Giovanni Massella
CRONACA
27 gennaio 2022
Voto di scambio a Torre del Greco, in aula il figlio del boss accusa i poliziotti e «salva» Piccirillo
Ciro Formisano

Torre del Greco. «I poliziotti non mi hanno mai identificato davanti al seggio. Quello che scrivono nelle annotazioni è falso. Ci hanno visto comprare i voti e non hanno fatto niente. Ma scoprirete tutto tra qualche anno, dai giornali». E’ una dichiarazione choc quella che arriva dalla voce di Giovanni Massella, il capo dell’organizzazione specializzata nell’acquisto dei voti alle ultime elezioni comunali di Torre del Greco.

Parole che il figlio del boss del clan Ascione ucciso nel 2003 ha pronunciato in un’aula di tribunale. Massella (già condannato in via definitiva per aver comprato le preferenze per Stefano Abilitato), ieri mattina, è stato sentito nell’udienza del processo che vede imputato Ciro Piccirillo: il politico-poliziotto accusato di rivelazione del segreto d’ufficio. Nel corso del fitto contro esame a Massella è stato chiesto delle annotazioni dei poliziotti presenti nei pressi del seggio elettorale di corso Garibaldi il 10 giugno del 2018 (il giorno del voto). Il testimone ha sconfessato il contenuto di quegli atti, bollandoli come «falsi» e affermando di «non essere mai stato identificato dagli agenti».

Il tutto a dispetto di documenti, analizzati dalla difesa di Piccirillo, e firmati dai poliziotti. Dall’udienza è emerso che sono ancora in corso indagini, da parte della Procura di Torre Annunziata, su altre dichiarazioni rese da Massella dopo l’avvio dell’inchiesta sui voti venduti. «Io sono andato in Procura a raccontare tante cose», un altro dei passaggi del racconto in aula. La difesa di Piccirillo (rappresentato dagli avvocati Luigi Ascione e Salvatore Russo) ha chiesto a Massella di chiarire la frase: «lo scoprirete dai giornali» pronunciata in aula. Ma il giudice ha sottolineato l’irrilevanza di quelle parole ai fini del processo. Parole comunque pesantissime che rischiano di scatenare un polverone.

La difesa di Piccirillo, per saggiare la credibilità del testimone, ha chiesto e ottenuto di ascoltare, nella prossima udienza, gli agenti del commissariato di Torre del Greco che firmarono quegli atti. Testimonianze chiave, a questo punto, visto che Massella lancia accuse gravissime, arrivando a sostenere che la polizia non sarebbe intervenuta per bloccare la compra-vendita dei voti quel giorno. Il testimone ha poi parlato dei suoi rapporti con Piccirillo, «eravamo amici e parlavamo di tutto», e di essere stato il capo della «combriccola» che comprava voti per «fare salire al potere Abilitato».

Massella ha affermato di aver incontrato un ragazzo che doveva acquistare voti per Piccirillo, un soggetto che gli avrebbe chiesto un aiuto per racimolare preferenze. Una persona di cui però non conosce il nome e che gli avrebbe riferito indirettamente anche della presunta “soffiata” del politico-poliziotto. «Mi disse che dovevamo andare via che stavano arrivando i controlli». Dichiarazione, questa, che secondo la difesa farebbe vacillare il castello accusatorio, visto che il famoso “tramite” tra Piccirillo e Massella non è mai stato identificato e dunque non ci sarebbero riscontri alle dichiarazioni del testimone. Sempre il figlio del boss ha poi parlato di un incontro con Piccirillo in un bar del quartiere Sant’Antonio per discutere dei voti da comprare davanti al seggio. Ma poi ha ammesso: «Io non ho comprato nemmeno un voto per Piccirillo».

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