«Sono stanco. Ho provato a resistere in tutti i modi, ma credo che nei prossimi giorni prenderò decisioni sul mio futuro». Sono le parole del sindaco Vincenzo Ascione, sindaco di Torre Annunziata, da ieri formalmente indagato per associazione mafiosa nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.Nel giorno della resa, tuttavia, non perde occasione per ribadire una cantilena che ripete da mesi: «Io ho fatto solo il mio dovere». Una posizione che s’è indebolita giorno dopo giorno a partire dall’arresto del capo dell’ufficio tecnico, suo uomo di fiducia, preso con una tangente di diecimila euro in tasca.
Ascione è pronto a dimettersi ma nonostante la sua immagine ormai compromessa critica il blitz condotto ieri mattina e si ribella alle perquisizioni. «Ho subito una violenza atroce», dice durante una manifestazione pubblica in mattinata. «Prendo le distanze da tutte le accuse che mi hanno contestato, io rispetto la magistratura ma ieri ho subito una violenza con quell’azione plateale».Prova persino a giustificare i suoi rapporti con Salvatore Onda, il nipote del killer ergastolano del clan Gionta. «Io non parlavo con il nipote del boss, io parlavo con un rappresentante politico di una componente della maggioranza».
Che sia colpevole o meno si vedrà, che abbia delle responsabilità politiche nel decadimento morale della sua amministrazione è invece indubbio. Sta di fatto che la sua consiliatura è stata costellata di gravissimi episodi di illegalità, e che il suo operato è al vaglio di una commissione d’accesso e di tre pubblici ministeri dell’Antimafia.