Torre Annunziata. C’è un dato politico che emerge dall’inchiesta dell’Antimafia: l’infamante accusa di associazione mafiosa è il comune denominatore che unisce tutti i referenti tecnici e politici di Mario Casillo, il consigliere più votato alle ultime elezioni Regionali, sul territorio di Torre Annunziata.
È «casilliano» il dirigente Nunzio Ariano, nominato dall’allora sindaco Giosué Starita a capo dell’Ufficio tecnico e arrestato con una tangente di 10mila euro in tasca. È «casilliano» Luigi Ammendola, il vicesindaco arrestato e scarcerato nell’ambito della nuova tangentopoli. È «casilliano » il sindaco dimissionario Vincenzo Ascione. È «casilliano» il presidente del consiglio comunale Giuseppe Raiola.
Uno dopo l’altro, gli uomini benedetti e spinti elettoralmente dal consigliere regionale del Pd sono stati risucchiati nelle inchieste che hanno demolito il municipio di Torre Annunziata. Un’onta che se da un lato non trascina il consigliere regionale nello scandalo giudiziario, dall’altra lo pone in una condizione di fortissimo imbarazzo politico, al punto da indurlo a scegliere la linea di un assordante silenzio in questi giorni di fortissime fibrillazioni.
Il più potente «capobastone » del Pd napoletano è in evidente difficoltà, rischia di perdere tutta la sua forza elettorale in un territorio nel quale ha determinato quasi tutte le scelte politico-amministrative dell’ultimo lustro o forse dell’ultimo decennio. Per una ritorno di immagine negativo prima di tutto, ma anche perché l’inchiesta dell’Antimafia ha spazzato via in pochi giorni la nutrita corrente «casilliana» all’interno del Partito democratico cittadino che è alle prese con un’aspra faida che cova sotto la cenere della gestione commissariale.
Con l’uscita di scena di Vincenzo Ascione, Giuseppe Raiola e Luigi Amendola, si aprono ampi spazi di tesseramento per le linee alternative, spazi dentro i quali già hanno iniziato a muoversi i soliti, vecchi e stantii registi, abili a ricrearsi la verginità perduta, bravi a riciclarsi come il «nuovo» nonostante le pesanti responsabilità politico- amministrative che pensano quanto, o forse anche più, di quelle di Vincenzo Ascione.
La fine della consiliatura, diventata ufficiale con le ultime dimissioni dei consiglieri protocollate ieri mattina, ha rimesso in pista ambizioni e velleità proprio all’interno del Pd, tuttavia, lo scioglimento per il rischio di infiltrazioni criminali che si profila all’orizzonte, potrebbe rinviare i giochi e le strategie di almeno diciotto mesi, il tempo in cui la città dovrebbe essere governata da un commissario prefettizio. In questo caso, assolutamente concreto, la tela delle alleanze interne si tesserà con l’obiettivo di riprendersi la leadership del partito in vista del nuovo congresso cittadino.
Un riequilibrio interno al quale lo stesso Mario Casillo resta fortemente interessato per non perdere la presa sulla città. E non a caso ha già rivolto le sue mire a due gruppi in cerca di padrini politici: il gruppo Ricciardi-Starita e il gruppo Popolo.
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